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“Sarà l’anno della riforma, il percorso è tracciato”. Ne è convinto il presidente della Figc, Gabriele Gravina che in un’intervista al ‘Foglio’ fissa l’obiettivo per un 2024 di cambiamenti per il calcio italiano. Il numero 1 di Via Allegri però chiarisce i confini della riforma: “Non parlo di quella dei campionati, che è una conseguenza, mi riferisco alle nuove regole del nostro ‘stare insieme’. La sostenibilità economica, il rapporto tra club, calciatori e allenatori, e la valorizzazione della filiera giovanile, sono questi i temi centrali su cui si gioca il futuro del calcio italiano. Ho diverse proposte da mettere sul tavolo, è giunto il momento che ogni componente faccia un passo indietro per farne cinque in avanti tutti insieme”. E a proposito di politica, dopo alcuni attacchi ricevuti dalla Lega, Gravina spiega: “In verità ho un ottimo rapporto con la gran parte degli esponenti politici, in maniera trasversale, e collaboro con tutti gli esponenti del governo per le tematiche legate al calcio. Alcuni di quelli che ci criticano non conoscono come funziona la Figc e il nostro mondo, a volte leggo di polemiche pretestuose basate sul nulla, addirittura su vere e proprie fake news”.
Poi ancora: “Non ci si può accontentare di sintesi propinate da chi è direttamente interessato al calcio per motivi personali, piuttosto bisogna approfondire andando alla fonte – prosegue -. Vorrà dire che sarò ancora più disponibile al dialogo e al confronto, la mia porta è sempre aperta e il mio telefono è sempre libero per chi ha a cuore il calcio e il bene dell’Italia”. Sul Decreto Crescita: “La Figc ha sempre ritenuto che fosse lo strumento sbagliato per garantire agevolazioni economiche ai club professionistici, con il ministro Abodi stiamo condividendo tutti i dossier per lo sviluppo del calcio italiano con stima reciproca e grande collaborazione. I problemi più delicati però investono tutto il Governo e l’intero Parlamento, nel 2024 il calcio e la politica dovrebbero firmare un patto per consentire al nostro settore di esprimere al meglio tutte le sue potenzialità, nell’interesse del paese. Chi vuole bene all’Italia, sostiene lo sviluppo del calcio come straordinario volano di socialità, posti di lavoro, indotto economico ed entrate fiscali”.
Per Gravina “bisogna responsabilmente guadagnarsi la fiducia delle istituzioni, condividendo un processo virtuoso di risanamento dei conti, che è già in atto grazie all’approvazione delle ultime Licenze nazionali, e di riforma complessiva del sistema, che stiamo mettendo in cantiere, poi presentarsi unito al confronto, evitando scorciatoie personalistiche – aggiunge -. Dal canto suo, la politica può riconoscere al calcio pari dignità con le altre industrie della cultura e dell’intrattenimento, prendendo le iniziative legislative utili a liberare le risorse che servono per dare un nuovo impulso: dopo l’entrata in vigore dell’apprendistato, è tempo di ragionare sul tax credit (come avviene nel cinema) per le società che valorizzano i giovani. E poi, visto che non ci sono soldi pubblici, si deve studiare una forma che garantisca finalmente un’accelerazione decisiva per la realizzazione di stadi di proprietà con investimenti privati. Ne ho parlato sia con il ministro Abodi sia con il ministro Giorgetti, mi auguro sia l’anno giusto”, conclude il presidente Figc.
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