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A La Pobla de Segur, il 13 aprile 1978, nasce un giocatore che avrebbe fatto la storia del calcio catalano, spagnolo e internazionale: Carles Puyol i Saforcada. Oggi è considerato tra i migliori centrali difensivi di tutti i tempi grazie al suo carattere e alla sua tenacia, che nel suo passato ha ricoperto curiosamente una moltitudine di ruoli differenti.
L’INDECISIONE – Puyol inizia la sua carriera calcistica nella squadra del suo paese, un piccolo comune della Catalogna di soli 3156 abitanti, il Pobla de Segur. Non è convinto delle sua abilità tecniche e quindi decide di trovare un compromesso scegliendo il ruolo da portiere. Tra i pali è bravo e fino all’età di 16 anni continua a svolgere il suo ruolo con continuità ma un imprevisto lo costringe a fermarsi. Per via di un grave infortunio alla spalla Carles non può più giocare in porta e quindi, pur di non abbandonare il calcio, si fa coraggio e intraprende la carriera da calciatore insieme all’aiuto dell’allenatore. Il 1994 è un anno di grande sperimentazione tanto che riesce a giocare in ogni reparto del campo. Il tecnico nota però che il ragazzo è abile nel gioco aereo e quindi dall’attacco passa a giocare in un ruolo più difensivo. Nel 1995 si afferma come centrocampista difensivo rendendosi uno dei punti cardine della squadra, attirando addirittura le attenzioni del Barcellona.
MES QUE UN CLUB – Nella cantera del Barcellona continua la sua carriera da centrocampista fino al 1999, momento in cui passa in prima squadra e incontra Luis Van Gaal. Il tecnico olandese vede in Puyol una grande forza fisica e un ottima accellerazione, decidendo quindi di posizionarlo sulla fascia come terzino. Carles, che è sempre a disposizione della squadra, non dice una parola e cambia nuovamente ruolo. Il risultato di questa modifica è un suo inserimento nella migliore squadra dell’anno stilata dalla UEFA come laterale destro nel 2002. Ciò che riesce a fare da quel momento in poi con il Barcellona oggi è storia: venti titoli vinti tra cui tre Champions League, due Supercoppe UEFA e due Coppe del Mondo per Club. Tutti questi risultati li raggiunge diventando il leader della squadra, il giocatore più carismatico della Liga e uno dei migliori difensori della nazionale spagnola. Perchè si, alla fine il suo ruolo definitivo diventa il centrale difensivo, dove riesce a comandare la difesa e a dirigere la squadra in modo eclettico. Il Barcellona cambia giocatori, moduli e allenatori ma non Puyol e la sua leadership. Da solo si carica le responsabilità di tutti e undici i suoi compagni per farli giocare con più serenità ed è il primo ad assumersi le colpe per ogni sconfitta, anche quando è il migliore in campo. Piquè una volta disse: “È uno che, anche se si sta vincendo 3-0 e mancano pochi secondi alla fine della partita, griderà al massimo della sua voce se pensa che la concentrazione stia andando via”. Ma le qualità di Carles non sono solo quelle da capitano, perché sul terreno da gioco respinge ogni palla alta grazie alla sua elevazione, con la velocità anticipa sempre l’avversario e si rende il giocatore più difficile da saltare per via della sua grande intensità e concentrazione che non lo abbandona per tutti i 90 minuti. Il suo carattere pieno di carisma si riversa anche sulla nazionale, sopratutto nel periodo che va dal 2008 a 2012 dove la Spagna diventa la regina del calcio conquistando due europei e un Mondiale. Proprio in quel campionato del mondo in Sudafrica Puyol viene inserito tra i protagonisti grazie al suo gol contro la Germania che regala la finale ai suoi.
IL LEADER SILENZIOSO – Quando si parla di Puyol è impossibile non toccare il tasto del fair play, di cui lui è un simbolo. Carles ha sempre giocato nel rispetto dell’avversario e dei compagni di squadra, risultando un modello da prendere come esempio per i giovani calciatori di tutto il mondo. Un capitano silenzioso, poco appariscente che preferisce parlare con i fatti in campo. La sua umiltà è riconoscibile anche nelle parole che utilizza quando viene considerato tra i migliori al mondo: ”Non ho la tecnica di Romario, la velocità di Marc Overmars o la forza di Patrick Kluivert. Ma io lavoro di più rispetto agli altri. Sono come lo studente che non è tanto intelligente, ma ripassa per gli esami e infine li supera“. Proprio per quella forza di volonta e l’abilità nel sapersi adattare a situazioni differenti ha scritto una pagina della storia del calcio, passando dal ruolo del portiere fino alla sua definitiva posizione da difensore centrale. Aveva la forza di incoraggiare la squadra anche nelle situazioni peggiori, in campo pensava solo al presente, senza dar peso a quello che sarebbe accaduto dopo la partita in caso di sconfitta. Questo atteggiamento non viene di certo a mancare nelle situazioni più leggere, come lo Star Sixes in cui ha indossato la fascia da capitano della Spagna, portandola fino alla semifinale. Oggi Puyol, dopo una parentesi da dirigente del Barcellona, è uno degli ambasciatori della UEFA. Un personaggio come lui nel mondo del calcio non può che fare bene, uno sport che anche lontano dal campo, lui non potrà mai abbandonare.