Mattina del 24 febbraio 2017, un risveglio… amaro. Non è più un “buongiorno” per la Fiorentina reduce dalla clamorosa eliminazione dai sedicesimi di finale di Europa League. La squadra di Paulo Sousa è stata distrutta, dominata e beffata da un ottimo Borussia M’Gladbach compatto, concreto e meritevole del passaggio del turno tra andata e ritorno.
Solo una settimana fa si parlava di tutt’altra storia, si festeggiava il compleanno di Federico Bernardeschi con la magica punizione all’incrocio dei pali che firmò la rete decisiva per la vittoria viola in Germania… già, il primo successo di una squadra italiana in casa del M’Gladbach. Sette giorni dopo? Altri record, questa volta negativi. Mai nella storia europea la Fiorentina aveva subito quattro reti in casa da una formazione tedesca e mai il Borussia era riuscito in un’impresa simile contro una squadra italiana.
Un completo disastro, una serata che cancella un’annata di grandi prospettive. Eppure il gol di Nikola Kalinic con la grande esultanza dell’Artemio Franchi e l’incredibile regalo a Borja Valero avevano dato tutta un’altra prospettiva per questa gara di ritorno. Quattro reti che condannano il futuro di Paulo Sousa: ottavo in campionato, fuori dalla Coppa Italia ed ora fuori anche dalla competizione europea.
La Fiorentina, tanto esaltata per i grandi prospetti come i due Federico: Chiesa e Bernardeschi, ora si ritrova in mezzo al nulla. In una dimensione vuota dove l’unica cosa che importa è programmare il futuro, la prossima stagione, nulla d’immediato. Partendo dall’allenatore, i fischi del pubblico e le perplessità della dirigenza tutt’altro che soddisfatta del gioco espresso dalla formazione viola. Un’accozzaglia di talenti con grande capacità di palleggio tra un attacco frizzante ed un centrocampo talentuoso con la capacità di saper divertire il pubblico. La partita contro il Borussia ha evidenziato il forte distacco tra i due reparti offensivo e difensivo, una costante nell’era Paulo Sousa. La bellezza del calcio, l’articolazione delle azioni offensive di fronte ad una difesa facilmente perforabile (spesso alternata a 3 o 4) e con giocatori riadattati (Carlos Sanchez, esempio eclatante) dei quali si cerca ancora la vera utilità.
Si è arrivati ad un punto di non ritorno, tutto l’ambiente viola denota il bisogno di un cambiamento. L’era Sousa è giunta al termine ed anche il tecnico l’ha percepito. Un “bianconero” del passato accolto con un pizzico di perplessità ma, dopo poco tempo, amato dalla Fiesole. La vicinanza al pubblico, i saluti in tribuna, la grande disponibilità nel colloquio con i tifosi. Sousa lascerà la viola con tanta amarezza, una Fiorentina ancora in cerca della sua dimensione…