La corsa verso le elezioni della Federcalcio è cominciata. Meno di cinquanta giorni al 22 ottobre, data dell’assemblea convocata all’Hilton Rome Airport Hotel di Fiumicino, e una sola certezza: tutti vogliono evitare una nuova figuraccia dopo quanto accaduto lo scorso 29 gennaio, quando le componenti federali non riuscirono a scegliere un presidente aprendo la strada all’inevitabile commissariamento da parte del Coni. Un harakiri incredibile dei tre candidati in corsa, il presidente della Lega nazionale dilettanti Cosimo Sibilia, il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina e il numero uno della Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi, incapaci di trovare un punto di incontro. Il commissariamento di Roberto Fabbricini ha però magicamente riunito i tre ex candidati, dallo scorso maggio insieme per chiedere nuove elezioni e oggi ricevuti dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport Giancarlo Giorgetti, che nelle scorse settimane ha sostenuto la loro richiesta democratica ma ora vuole rassicurazioni sul futuro della Federcalcio.
“L’obiettivo fondamentale è evitare quanto successo il 29 gennaio”, ha spiegato Gravina lasciando Palazzo Chigi al termine dell’incontro. Un nuovo harakiri sarebbe clamoroso, però un dato è certo: Lnd, Lega Pro, Aic e anche gli arbitri di Marcello Nicchi che hanno strenuamente difeso il proprio 2 per cento (“Ma con i nuovi principi informatori questa è l’ultima vota che l’Aia vota”, ha dichiarato Malagò durante il Consiglio nazionale del Coni) rappresentano il 73 per cento della Figc ma, perso l’incandidabile Giancarlo Abete, devono ancora trovare un nome condiviso. “Ci siamo presentati da Giorgetti come un gruppo compatto e granitico – ha assicurato Gravina – Abbiamo trovato un’intesa fondamentale sui contenuti. Il nome del presidente? Non ne abbiamo parlato, in questo momento non c’è nessuna ipotesi di conflitto”.
Ma neanche un’ipotesi concreta di accordo. “Oggi non si è discusso di candidature – ha spiegato Sibilia – Ci siamo aggiornati alla prossima settimana. Il presidente farà parte della coalizione che dal 18 maggio ha chiesto le elezioni a Fabbricini”. Forte del 34 per cento, la Lnd vorrebbe naturalmente esprimere il nome del presidente: per questo Sibilia al momento resta in pole, come del resto già otto mesi fa, ma stavolta serve un accordo. “Bisogna essere corretti e trovare i giusti equilibri anche con le altre componenti – ha dichiarato Gravina – Dobbiamo parlare con tutti, anche con la Lega di A e con la Lega di B. Alla fine tireremo le somme”. Punto e a capo, dunque. Ma stavolta Sibilia, Gravina e il silenzioso Tommasi, che alla fine dell’incontro a Palazzo Chigi ha preferito restare in silenzio, non possono sbagliare.
Cercando magari di trovare un accordo anche con la Lega di A, vero motore economico dell’intero movimento come ricordato dal presidente del Coni Giovanni Malagò a margine della Giunta odierna: “La Figc sta in piedi grazie ai soldi della Lega di Serie A e ai contributi Coni. Penso sia giusto trovare una condivisione altrimenti i problemi restano dietro l’angolo: il presidente deve essere il presidente di tutti, mi auguro una candidatura unitaria perché bisogna evitare che si riproponga la situazione di stallo degli ultimi anni”. Al momento, però, è molto complesso immaginare un simile scenario. Al contrario, le componenti stanno ancora riflettendo sulle nuove regole elettorali imposte dalla legge sul limite dei mandati: dalle incandidabilità, che dovrebbero escludere diversi dirigenti di lungo corso dal Consiglio federale, alla questione delle quote rosa ancora da chiarire. “Dobbiamo fare ancora delle riflessioni – ha ammesso Sibilia – Abbiamo molte perplessità”. Il futuro della Federcalcio è ancora molto nebuloso.