“Come è nato tutto? Dalla noia, dovuta dal tempo libero. Non dico ancora di esserne già uscito, sicuramente è stato un periodo molto difficile e il percorso non si conclude in cinque mesi. Ma sicuramente sto facendo in modo di uscirne definitivamente. Cosa mi spingeva verso il gioco? Il principale motivo credo sia stato la noia. Sto bene, son felice di essere qua: dico ai giovani di non cominciare neanche a scommettere e di coltivare i loro sogni”. Nicolò Fagioli al cinema di Condove, in Val di Susa, è stato protagonista dell’incontro di sensibilizzazione “Lo sport non è azzardo”, il secondo dei dieci appuntamenti che lo vedranno coinvolto.
“Un anno fa è stato il periodo più difficile perché avevo problemi causati dal gioco – prosegue nelle parole riprese dalla Gazzetta dello Sport -. In quei casi diventa complesso gestire tutto da solo e a quel punto ho capito che dovevo chiedere aiuto. Forse avevo tanto tempo libero, la noia mi portava a giocare. Penso sia stata questa la principale causa: è cominciata così, ma dopo tempo è diventata una malattia”.
“Man mano perdi i soldi, vuoi nascondere le cose ai genitori e così è diventato un problema – ha ammesso -. All’inizio non pensavo di andare incontro a delle conseguenze. Quando è diventata una malattia ho capito che potevo rischiare molto nella mia carriera, ma la paura veniva superata dall’adrenalina della giocata. Ora trascorro più tempo libero con la famiglia e con gli amici, gioco a tennis e a padel”.
“I miei compagni mi hanno aiutato molto nel periodo più duro della mia vita. A chi sono più legato? A Vlahovic, Gatti e Chiesa. Il 19 maggio finisce la squalifica, il 26 maggio col Monza spero di tornare a giocare. Non mi allenavo al 100%, e dunque in partita non davo tutto quello che potrò dare più avanti dal mio rientro”. Nicolò Fagioli ha raccontato anche come ha gestito il momento di massima esposizione mediatica: “Per un po’ di giorni ho chiuso i social, poi ho letto solo i messaggi positivi. Sapevo potesse esserci il rischio di perdere la Juve, ma in società tutti mi sono stati vicini dal primo giorno”.