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Più slot di cambi a disposizione che calciatori della prima squadra in panchina. Non può essere una giustificazione ma è uno dei tanti motivi che hanno portato al tracollo tecnico e fisico del Napoli nell’andata dei sedicesimi di finale di Europa League sul campo di un Granada che non vinceva una partita in campionato dal 12 gennaio. Il Napoli in Andalusia cade 2-0 contro gli uomini di Martinez e nell’era delle cinque sostituzioni ha potuto beneficiare di sole due sostituzioni con i disponibili della prima squadra: Zielinski e Bakayoko. Per il resto in panchina figurano: Cioffi, Contini, Costanzo, D’Agostino, Idasiak, Labriola, Zedadka. A casa per infortuni: Lozano, Mertens, Ospina, Petagna, Ghoulam, Hysaj, Koulibaly, Manolas, Demme. Ma come detto, non può bastare per spiegare una partita mai veramente in discussione con Insigne e compagni costretti a subire l’arrembaggio iniziale degli spagnoli. L’uno-due è micidiale: Herrera al 19′, Kenedy al 22′ e per il Napoli la reazione si concretizza in nove tiri in porta mai veramente pericolosi.
La partita si mette sui binari ideali per una squadra che fa della ripartenza la sua arma migliore. La squadra partenopea rivede la disfatta europea, un po’ come quelle contro Young Boys e Viktoria Plzen a cavallo tra il 2013 e il 2014. Un margine di rimonta al ‘Maradona’ c’è ma servirà la gara perfetta, un po’ come quella offerta contro la Juventus in campionato. Proprio la gara dei bianconeri contro il Porto ha ricordato quella di oggi dei partenopei. La differenza l’ha fatta Chiesa, autore del gol della speranza. Quel che è mancato ad un Napoli che con i cerotti dovrà affrontare Atalanta e Granada con speranze di rimonta in campionato ed Europa League in un tour de force con gli uomini contati. Se c’è un allenatore che merita attenuanti, quello è anche Gattuso e il match domenicale contro l’Atalanta è la prima occasione per consolidare nuovamente la panchina.
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