La Roma è la squadra che ha calciato di più in Serie A (131 tiri), ma ha il peggiore attacco (8 gol fatti) della prima metà di classifica. È in questa discrepanza crescente, inversamente proporzionale alla pazienza dei Friedkin, che si è sviluppato l’esonero di Daniele De Rossi prima e il cambio di atteggiamento di Juric poi. La conferenza stampa dell’allenatore croato alla vigilia del match di Europa League contro la Dinamo Kiev (ore 18:45) è stata in controtendenza rispetto alle prime dichiarazioni. Inizialmente l’allenatore aveva il compito di conquistare la fiducia dello spogliatoio e ha scelto la via forse più facile, la stessa che del resto aveva caratterizzato l’approccio di De Rossi all’indomani dell’esonero di Mourinho. Juric, come l’ex numero 16, ha speso complimenti per la squadra, rimarcandone le qualità e i margini enormi di crescita. Poi però l’impazienza di Trigoria ha iniziato a bussare alla sua porta e Juric ha capito che il tempo ora stringe anche per lui. I toni alla vigilia del match della terza giornata di Europa League si sono fatti più aspri: “In questo momento non abbiamo la mentalità vincente”. E ancora: “Bisogna cambiare completamente registro e mentalità . Già dalla sfida contro la Dinamo Kiev mi aspetto una volontà superiore”.
Il solo punto guadagnato nelle prime due uscite non lascia spazio ad alibi: serve vincere. Senza dimenticare che “l’obiettivo è quello di andare in Champions League”. Juric lo sa bene. I Friedkin non ammettono più passi falsi perché l’obiettivo è quello. Servono risposte convincenti tra la gara di stasera e quella di Firenze in programma domenica, altrimenti anche Juric rischierà di essere in bilico nei ragionamenti della proprietà texana. Allo stesso tempo però sembra evidente che nella scala di priorità in casa Roma il campionato abbia ormai superato l’Europa, nonostante il terreno Uefa sia stato quello che più volte ha dato soddisfazione ai Friedkin. Ecco perché stasera non mancheranno rotazioni di formazione. A riposo Paulo Dybala e con lui anche Lorenzo Pellegrini. Non Artem Dovbyk, ma solo perché Eldor Shomurodov non offre neanche lontanamente le stesse garanzie dell’ucraino. La novità è in difesa dove per la prima volta si vedrà dal 1′ Mats Hummels. Mancini non è al meglio (ieri ha avuto la febbre) e nel terzetto arretrato dovrebbe toccare anche a Evan Ndicka e Angelino. Sulle fasce spazio a Celik e Zalewski, i due grandi responsabili del gol di Lautaro in Roma-Inter 0-1. Ma alle loro spalle non c’è una vera concorrenza: Saelemaekers è infortunato, Dahl non è in lista Uefa e Abdulhamid non viene preso in considerazione. A centrocampo Cristante sembra intoccabile, mentre Pisilli è in vantaggio su Kone. Sul fronte offensivo, a supporto di Dovbyk, spazio a due classe 2003: Soulè da una parte, Baldanzi dall’altra. La Roma si affida ai suoi investimenti più giovani nel momento più delicato dell’era Friedkin.