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Venti anni fa, Josè Mourinho vinse la Coppa Uefa sulla panchina del Porto, battendo i Rangers a Siviglia. Domani, guiderà la sua Roma all’assalto dell’Europa League nella finale di Budapest, proprio contro il Siviglia. Per lo Special One, si tratta dell’ennesimo ultimo atto di una competizione europea: il sesto per la precisione, con 5 vittorie su 5 come bilancio sin qui. Potrebbe anche essere il primo allenatore a trionfare nella competizione con tre squadre diverse, ma in un’intervista rilasciata presso ‘Uefa.com’, il tecnico della Roma ha sottolineato: “Non penso troppo a quello che è successo in passato, la storia non si può cancellare. Anche i momenti difficili e le relative emozioni non si dimenticano, ma ci si abitua a convivere con essi: io guardo sempre avanti. Essendo nel calcio da tanti anni, forse è questo il mio segreto e la mia filosofia: ecco perché questa finale per me è una nuova finale. Non penso al Porto del 2003, non penso alla Roma della scorsa stagione, penso solo a questa finale. Sono fatto così”. Nel 2003 il trionfo a Siviglia, 20 anni dopo ancora Siviglia sul suo cammino, questa volta la squadra e non la città. “Sono nel calcio da molti anni. Forse la gente pensa che io sia più vecchio di quello che sono. Forse guardano i miei capelli bianchi e pensano che io sia davvero vecchio, ma non abbastanza da pensare di chiudere il cerchio. No, mi avrete ancora per molti anni”, ha proseguito Mourinho.
Il Siviglia è un club specialista in finali europee, ma Mourinho sa che la “storia non vince le partite. Questa è una nuova finale. È una nuova storia. Loro hanno esperienza perché ne hanno vissute tante, ma anche noi l’anno scorso ne abbiamo giocata una. Quindi nessun problema, voglio solo giocare la partita”. Di fronte ci sarà José Luis Mendilibar che, a differenza sua, non ha esperienza in Europa. “Sono molto felice per lui. Lo conosco da molti anni, è bravo e preparato ma non ha mai avuto la possibilità di andare in un club che lotta per trofei importanti. Al Siviglia ha fatto un lavoro straordinario. Ha trasformato totalmente la squadra. Sarò più che felice di abbracciarlo prima e dopo la finale”. Essere il primo a vincere la competizione con tre squadre diverse? Non gli interessa. “No perché lavoriamo per i tifosi. In questo momento della mia carriera, penso alla felicità che possiamo regalare a tutte queste persone – ha affermato l’ex allenatore dell’Inter –. Arrivare a questa finale è un qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato all’inizio della stagione, vista l’incredibile qualità delle squadre in Europa League. Barcellona e Arsenal hanno partecipato a questa competizione e sono state eliminate molto, molto presto. Per la Roma essere in questa finale significa molto. Cerchiamo quindi adesso di dare ai tifosi la gioia finale”.
Tra i meriti di Mourinho, c’è anche quello di aver rivitalizzato un fuoriclasse come Paulo Dybala: l’argentino è stato in dubbio per la finale di domani a causa di un problema alla caviglia, ma contro il Siviglia ci sarà ed è lui stesso ad assicurarlo in un’intervista concessa ai tedeschi di ‘Kicker’. “Sono qui per questo – ha affermato, e in queste parole c’è tutta la sua voglia di regalare al popolo giallorosso una grande gioia –. Sarebbe qualcosa di gigantesco scrivere la storia di questo club. Mourinho? Lo sanno tutti che è un allenatore molto speciale, una persona che tratta allo stesso modo tutti i professionisti e i dipendenti. Questo è il suo segreto, tutti si sentono importanti e danno quel qualcosa in più. Basta guardare i suoi successi per capire chi è”. E se qualcuno rimprovera al portoghese un eccesso di difensivismo, Dybala ha risposto così: “Nel calcio c’è sempre qualcosa di cui parlare e Mou è un personaggio, un maestro anche in questo, ma per i risultati che ottiene non si può discutere”.
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