Una serata pazza in terra portoghese. E’ il miglior modo di riassumere le tre ore ai confini della realtà che si è regalato il Milan in una fredda notte autunnale che, a un passo dal trasformarsi in uno psicodramma, alla fine restituisce soltanto un grosso spavento e qualche sorriso. I rossoneri vincono in casa del Rio Ave nel playoff decisivo per l’approdo in Europa League e lo fanno al termine di un match incredibile: 2-1 ai supplementari per i lusitani fino al 120′, quando arriva il rigore clamoroso per fallo di mano che Calhanoglu trasforma. Si va dunque dal dischetto per decidere la qualificata, ed è una delle serie di rigori più assurda di sempre. I tifosi possono sdrammatizzare, i neutrali si sono divertiti: un’analisi più attenta, però, può far scattare qualche campanello d’allarme.
Quanto visto durante il match, innanzitutto, ci riconsegna una squadra che priva di Ibrahimovic e Rebic, gli artefici insieme al solito Calhanoglu trascinatore del cambio di passo del post lockdown, soffre maledettamente a far gioco e non pare avere la stessa propulsione offensiva. Manca anche la personalità, che non si può certo chiedere a Maldini o Colombo, ma sul mercato pare non si voglia intervenire in tal senso. Quel che preoccupa di più della serata contro il Rio Ave è la condizione fisica: i portoghesi sono apparsi più brillanti, mentre i rossoneri hanno faticato a tenere ritmi importanti e sono andati spesso in difficoltà. D’altro canto, è vero che la fortuna aiuta gli audaci: il Milan è stato estremamente fortunato, ma ha avuto il merito di non darsi mai per vinto. E non è roba da poco.
Menzione a parte meritano i rigori: quanto successo rappresenta forse un unicum nel calcio, un insieme di episodi al limite del grottesco che chi ha visto in diretta faticherà a dimenticare. Donnarumma eroe nel bene e nel male: prima si fa autogol su un penalty blando, poi calcia lui e tira alle stelle, ma è sempre il classe 1999 a parare il rigore decisivo. Errore clamoroso anche dell’altro portiere nell’allucinante striscia di tiri dal dischetto che fa il giro e arriva fino al secondo tiratore, che si presenta per la seconda volta: è Simon Kjaer, una certezza della linea difensiva e oggi anche della freddezza dagli undici metri, e non sbaglia. Prima, però, il Diavolo è andato più volte vicino all’inferno: emblematico il palo-palo di Monte, con i rossoneri che si sono salvati a pochi centimetri dall’eliminazione. Non può che essere questa l’immagine di una partita che fa storia a sé.