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Tanto si sentiva parlare portoghese che a tratti sembrava di stare di nuovo a Braga, già terra di conquista di una Roma che quest’anno in Europa ha deciso di porsi con spirito combattivo e determinato. Il duello tra connazionali di Paulo Fonseca e Luis Castro all’Olimpico in occasione di Roma-Shakhtar Donetsk, match di andata degli ottavi di finale di Europa League, è stravinto dal tecnico giallorosso con un 3-0 dominante, dall’impronta tattica. Fonseca aveva descritto la sua ex squadra come “la più forte in Europa nel contropiede“. Risultato: contropiedi pochi, occasioni ucraine poche, chance Roma tante. Lo Shakhtar si presenta con una difesa altissima che costò caro contro il Moenchengladbach (10 gol in due partite) e non con quella linea bassa che fermò due volte l’Inter. Paulo Fonseca la prepara benissimo: Cristante al centro della difesa garantisce pulizia nella costruzione dal basso e il lancio lungo alle spalle della retroguardia, Mkhitaryan da falso nove al posto di Borja Mayoral dà il via alla prima rete di Pellegrini mentre Villar in linea con Diawara ha saputo fare il Veretout, uno degli assenti con Zaniolo.
La Roma ne fa tre con tre italiani: Pellegrini, El Shaarawy e Mancini. Si mette in luce con Cristante e Spinazzola. Un segnale niente male per il Ct Roberto Mancini che potrà rivedere gerarchie e certezze. Il numero 7 con la fascia da capitano ha ormai indossato la veste del trascinatore, El Shaarawy è l’alternativa con caratteristiche diverse che mancava mentre Mancini (cinque gol di testa, più di ogni altro giocatore di Serie A in questa stagione) è ormai una certezza e pronto a sbaragliare ogni gerarchia nella difesa azzurra. Fonseca se li gode nel suo scacchiere tattico che oggi è stato perfetto sotto gli occhi dei Friedkin. “Mi piace molto essere l’allenatore della Roma, è un grande piacere. Mi piace tanto la città , anche i tifosi. Non è facile essere qui, ma è importante essere sempre equilibrati. Sto imparando molto come allenatore della Roma“, ha detto nel post partita. Da gennaio in poi, Fonseca ha gestito anche le situazioni dello spogliatoio. Dal caso Dzeko al piccolo diverbio di oggi con Pedro. Silenzioso, mai sopra le righe ma determinato. Un allenatore così a Roma si è visto davvero poche volte.
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