L’1-0 targato Gianluca Mancini a San Siro nell’andata dei quarti di finale di Europa League è stato il primo successo della Roma contro il Milan dopo nove partite senza successi dal 2020 tra Paulo Fonseca e Josè Mourinho. Alla fine ci è riuscito Daniele De Rossi, grazie anche ad una semplice quanto decisiva mossa tattica al ‘Meazza’: El Shaarawy sulla destra, la fascia di Theo Hernandez e Leao. “Non ce lo aspettavamo”, ha ammesso Stefano Pioli in conferenza stampa. Stasera (ore 21:00), in un Olimpico interamente sold out, sarà il tecnico di Parma a fare la prima mossa. “Mi aspetto contromosse da Pioli, ma non dobbiamo perdere troppo tempo a pensare all’avversario, non dobbiamo snaturarci”, ha detto alla vigilia De Rossi, che deve fare a meno dello squalificato Bryan Cristante, una pedina fondamentale per la Roma. L’ex di turno è stato un fedelissimo di qualsiasi allenatore sia transitato per Trigoria: da Di Francesco a Fonseca, passando per Mourinho e ora De Rossi. Garantisce qualità nel palleggio, cambi di gioco, forza nei duelli aerei e predisposizione al sacrificio.
Al suo posto ci sarà Edoardo Bove, sostituto naturale sulla destra, dove dovrà vedersela con la catena più pericolosa dei rossoneri, quella formata da Theo Hernandez e Rafa Leao, entrambi in ombra nella gara di andata. Non sono in discussione Leandro Paredes e Lorenzo Pellegrini, con quest’ultimo che va alla ricerca della quinta semifinale europea in sette stagioni. Pochi dubbi anche in difesa dove si rivedrà Chris Smalling al fianco di Gianluca Mancini, entrambi a riposo nella gara di Udine, interrotta per il malore occorso ad Evan Ndicka. Sulle fasce si scaldano Zeki Celik e Leonardo Spinazzola, con Rick Karsdorp e Angelino in panchina. Sul fronte d’attacco si preparano Stephan El Shaarawy, Paulo Dybala (libero di spaziare su tutta la trequarti) e Romelu Lukaku.
Il compito del belga con la sua fisicità e protezione palla diventa estremamente più importante in questa gara. Con un Cristante in meno e un Bove in più, il pericolo per la Roma è di perdere più qualità nel compito di trasformare i rischi in occasioni. A San Siro ci è riuscita benissimo, ma Bove – lodato dal tecnico alla vigilia – sembra essere fino a questo momento l’uomo simbolo del passaggio di consegne: fedelissimo di Josè Mourinho, il classe 2002 ha giocato solamente tre partite di campionato da titolare con De Rossi (due delle quali in assenza di uno tra Paredes e Cristante). Dall’altro lato, Pioli ha un unico grande dubbio. Confermare l’11 dell’andata o proporre uno schieramento spregiudicato con Chukwueze, Pulisic e Leao alle spalle di Guroud, con Loftus-Cheek arretrato a centrocampo con Reijnders. Può essere questa la mossa a sorpresa di una battaglia tattica generazionale. Pioli ha iniziato ad allenare nel 2003, anno della prima presenza in Serie A da calciatore di De Rossi. Ventuno anni diversi, come è diverso il percorso che li ha condotti a questo appuntamento. L’obiettivo prima della sfida di andata era lo stesso: blindare la panchina. L’ex 16 del centrocampo ci è già riuscito.