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Soffrendo ma capitalizzando in maniera quasi totale gli episodi principali della partita, l’Inter supera l’ostacolo Getafe e accede alla Final Eight di Europa League. La squadra di Conte si impone per 2-0 grazie ai gol di Romelu Lukaku (trentesimo gol in stagione ottavo consecutivo nella competizione, eguagliato il record del 2005 di Alan Shearer) e Christian Eriksen, che era entrato da poco in campo per Brozovic: lunedì, a Dusseldorf, sarà sfida a una tra Bayer Leverkusen e Glasgow Rangers per conquistare il pass per le semifinali, coi tedeschi ovviamente avversari più papabili.
Nettamente inferiori sotto l’aspetto tecnico, gli uomini di Bordalas hanno comunque il merito di creare un paio di grandi pericoli dalle parti di Handanovic (miracoloso su Maksimovic) nei primi 20 minuti di partita e nella seconda metà della ripresa, fallendo anche clamorosamente un rigore con Molina, concesso per un fallo di mano di Godin rilevato dal Var. Poco dopo arriva il gol che chiude i conti di Eriksen e consente all’Inter di guardare con fiducia al finale di stagione in campo europeo.
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Partita dai dubbi contenuti tecnici che evidenzia un Getafe tutto dinamismo e un’Inter sorniona, ma sempre pronta a colpire. La gara scivola via nel suo spartito prevedibile che resiste ai tentativi di autolesionismo nerazzurro (vedi rigore) contro una formazione giunta ottava nella Liga e, per quanto visto questa sera, questo dato la dice lunghissima sulla competitività del campionato spagnolo. Bene Lukaku che scappa sul filo del fuorigioco e lavora di fisico e precisione per infilare Soria. Soffre della sindrome da gol semplice: davanti alla linea di porta cicca il pallone e fallisce il raddoppio che avrebbe chiuso i conti. Da sottolineare anche le prestazioni di Bastoni (innesca il contropiede-gol di Lukaku con un lancio precisissimo e dai suoi piedi parte anche l’azione del raddoppio) e di un arrembante Barella (offre sostegno in tutte le zone del campo e l’assist che Lukaku, come descritto sopra, non sfrutta nei migliori dei modi). Da rivedere invece Godin, Brozovic e Young: per l’uruguagio la partita si rivela molto dura, con tanti duelli aerei che lo provano dal punto di vista fisico e con un rigore scaturito che per sua fortuna viene sbagliato da Molina; il croato non ha avuto il tempo per ragionare a causa del pressing spagnolo, costretto a giocare di prima sul passaggio più semplice; l’inglese, infine, distante da quello di Bergamo, non ha lo stesso passo di altre volte, col calcio europeo che non concede cali fisici di tale entità.
Tutto sommato la banda di Conte fa il proprio portando a casa la posta in palio. Lo spettacolo non è stato dei migliori e la superficialità del rigore è una leggerezza da non concedere a livelli superiori. La notizia migliore, accanto al timbro di Eriksen nella speranza che possa conferire fiducia al danese, è la certezza della ritrovata solidità della difesa, imbattuta per la quinta partita consecutiva. Quindi avanti così, anche se quest’ultimo è stato un passo indietro deciso rispetto all’ultima uscita. Certo, era davvero difficile esibire una prestazione migliore di quella offerta al Gewiss Stadium pochi giorni fa.