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Ieri notte il presidente del Getafe, Angel Torres, ha dichiarato la volontà di non volare a Milano per l’andata degli ottavi di finale di Europa League contro l’Inter: partita che in linea di massima si sarebbe dovuta a porte chiuse, ma che ovviamente non si potrà giocare senza la volontà degli ispanici. Il numero uno degli spagnoli ha affermato ciò alla radio spagnola Onda Cero e ha voluto ribadire l’idea in un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport:
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SULLA SITUAZIONE ATTUALE – “Negativa, tanto qui a Madrid come li a Milano. Prima di tutto viene la salute e noi abbiamo deciso di non viaggiare: che la partita sia rinviata o che sia spostata in altra sede, perché nessuno corra rischi inutili. Ora stiamo aspettando le risposte della Uefa e dell’Inter. Noi crediamo che prima del calcio venga la salute e rispettiamo questo principio accettando tutte le conseguenze”.
SUL GOVERNO SPAGNOLO – “Ha pubblicato un decreto che impedisce i voli dall’Italia alla Spagna, quindi potremmo andare ma non potremmo tornare. Se possiamo richiedere un permesso speciale al Ministero dello Sviluppo? Io non chiedo un permesso speciale per mettere a rischio la salute della mia spedizione. I permessi speciali si chiedono per questioni urgenti, e una partita di calcio non risponde ad alcuna urgenza, può essere rinviata o spostata altrove. Non ha alcun senso. Il calcio è importante ma non imprescindibile, imprescindibile è la salute. Che la rinviino o decidano ciò che vogliono”.
SULLA POSIZIONE DELL’INTER – “Se è d’accordo con noi? Penso di sì, e immagino che anche lei sia d’accordo no? È una questione di senso comune, di rispetto per gli esseri umani. Qualsiasi partita di calcio è meno importante della vita umana. Anche se non gioco contro l’Inter la mia vita continua. Cosa che non è altrettanto certa se mi prendo il coronavirus. La Uefa può dire ciò che vuole, a me non m’interessa. Io ho passato tutta la vita senza giocare in Uefa e sono arrivato a 70 anni. Non gioco con la salute né con l’idea di mettere un buon numero di persone a rischio d’infezione. E comunque da un lato il governo spagnolo ha impedito i voli dall’Italia alla Spagna e dall’altro il governo italiano ha fermato tutto il calcio. E se hanno fermato il calcio non sarà per un capriccio penso, no? Sarà perché c’è un rischio effettivo di contagio. Non è una questione che riguarda il Getafe, è un tema mondiale e vanno accettate le conseguenze. Dev’essere la Uefa a spiegare che criterio vuole adottare in una situazione come questa”.
SU COSA DECIDERA’ LA UEFA – “Se la Uefa ci ha spiegato quale criterio voglia adottare? No, a noi hanno detto che oggi prenderanno una decisione. Però per togliergli da ogni dubbio di sorta la decisione l’abbiamo già presa noi al posto loro: non viaggiamo, che facciano ciò che gli pare. Se vogliono rinviare rinviino, se vogliono spostare la partita in un’altra città che lo facciano. Io capisco tutti ma non metto a rischio la salute della mia squadra. E ci tengo a sottolineare che l’Inter non ha alcuna colpa: la cosa logica è che se in Italia fermano il campionato per non correre rischi che senso ha far venire in una zona di alto rischio una squadra che arriva da una città, Madrid, che ha già 1000 contagiati? Come se in Italia non avessero già un numero sufficiente di contagi, ma si, portiamone qualcun altro da fuori. È un rischio innecessario e oltretutto con la proibizione governativa di volare dall’Italia alla Spagna”.
SUL CAMBIARE SEDE – “Sarebbe la cosa più logica. Rinviarla e riprogrammarla in un’altra città fuori dall’Italia. Anche se penso che non sarà facile trovare un Paese che voglia accogliere due squadre che arrivano da una zona di rischio, che arrivano da due città con un alto numeri di contagi come Milano e Madrid. Magari tra 15 giorni le cose cambieranno. Intanto vediamo cosa succede oggi”.
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