Al 12′ l’esultanza è ancora conscia del fatto che tutto è ancora in discussione e che il Bayer Leverkusen ne ha rimontate tante e non ne ha persa nessuna. Al 26′, l’intensità dell’esultanza comincia a crescere: il doppio vantaggio e il modo in cui è arrivato è qualcosa di inimmaginabile. Ammettendo che Gasperini e tutti i tifosi della Dea abbiano provato in queste ore a immaginare il primo tempo perfetto, probabilmente comunque non si sono spinti così in là con l’immaginazione. Dopo una relativamente poca sofferenza, al 75′ viene scritta la storia: l’Atalanta fa tris con la tripletta di Lookman e vince l’Europa League, da outsider ma con enorme merito, regalando per la prima volta questo trofeo all’Italia (che era ferma alla Coppa Uefa del Parma del 1999). E’ una serata di prime volte: primo trofeo europeo per l’Atalanta, primo trofeo in carriera per Gasperini, che non aveva certo bisogno di questo per la consacrazione, ma che ora può zittire anche qualche – incredibile – detrattore, la prima sconfitta in stagione per una squadra che sembrava imbattibile. Non lo era: semplicemente, non aveva ancora incontrato l’Atalanta.
I nerazzurri mettono in campo tutto: dinamismo, voglia, qualità , giocate, pressing, e in pochi minuti si portano in vantaggio con Lookman: ennesima scorribanda di Zappacosta premiata da ricami nello stretto, palla a rimorchio, Palacios dorme e invece il nigeriano, abituato a partite del genere lui che ha un passato in Premier League, non può sbagliare. Con personalità e convinzione, i bergamaschi continuano a spingere e approfittano di un approccio davvero negativo della squadra di Xabi Alonso (non il primo in stagione per la verità ): su una costruzione dal basso forzata dal portiere, recupero palla e Lookman si scatena ancora Lookman, che trova tunnel e tiro a giro per il raddoppio che fa impazzire la metà di Dublino che palpita per i colori nero e azzurro. Ma la cosa più bella del primo tempo è di aver rischiato soltanto un paio di volte, entrambe dal lato di Djimsiti che si fa sfuggire il diretto marcatore, perfetto Musso con le uscite. Ma di gioco palla a terra, di spazi, l’Atalanta ne concede zero e all’intervallo il doppio vantaggio è un bel malloppo. Che non viene minimamente scalfito nel secondo tempo: i tedeschi ci provano in qualche modo, ma nel modo sbagliato contro una formazione che ha saputo tenere a bada il Liverpool nei secondi novanta minuti e che oggi è a un livello forse mai visto. A chiudere i giochi in modo definitivo è ancora Lookman: un gol più bello dell’altro, dal primo al terzo, mattatore unico di una serata in cui però è il gruppo a emergere. E alla fine, al triplice fischio, svetta uno striscione inequivocabile: “Inchinatevi alla Dea”.