C’è l’anima di un Siviglia regina di Europa League, forte di sei trionfi nel torneo (più di tutti). E c’è l’altra anima esordiente, quella del suo tecnico José Luis Mendilibar che all’età di 62 anni si gode la prima semifinale europea in carriera contro una big come la Juventus. Il classe 1961 di Zaldivar è il terzo allenatore sulla panchina del Siviglia in una stagione che ad un certo punto ha rischiato di sprofondare nelle acque della zona retrocessione. Dopo Lopetegui e Sampaoli, Monchi ha optato per il pragmatismo di Mendilibar, che non aveva mai allenato una big e che è stato chiamato alla guida degli andalusi per mettere insieme i pezzi di un puzzle fino a quel momento male assortito. Mendilibar in un colloquio con Vicente Del Bosque pubblicato da El Pais nel 2020 si definì “un allenatore antimoderno” perché “non vado con il tablet sotto il braccio, né sto davanti al computer tutto il giorno…”.
E anche il modo in cui il calcio oggi viene raccontato sembra non piacere al tecnico del Siviglia: “Quando faccio un discorso, a volte mi fanno alcune domande strane, di cose mai sentite…Di cosa parlano, di calcio o cosa?”. L’allenatore si concesse anche una frase che potrebbe far sorridere il suo prossimo avversario Massimiliano Allegri, autore di un libro dal titolo “È molto semplice”. La sintesi della filosofia di Mendilibar non sembra essere infatti molto diversa. Nel colloquio del 2020, Del Bosque lo incalzò: “Essere tradizionale non significa essere all’antica. Due parole che riassumono quel che dici: sii semplice”. E Mendilibar colse l’assist: “Certo. “Nel calcio la cosa migliore è renderlo il più semplice possibile. La cosa complicata è renderlo facile”. Anche pochi giorni fa l’allenatore ha ribadito ai microfoni della Uefa: “Ho sempre detto che mi piacciono le cose semplici. Cerco di non complicare eccessivamente le cose per i giocatori. Cerco di far sentire i giocatori a proprio agio e da lì possiamo iniziare a migliorare”.