A un passo dalla storia, a un passo dalla semifinale di Europa League. Con la consapevolezza di aver fatto tanto all’andata, di essere una squadra forte, ma anche di non aver grande capacità nella gestione del risultato e di cadere di tanto in tanto in blackout improvvisi, come già accaduto lunedì. L’Atalanta è pronta alla sua notte da favola: c’è il Liverpool al Gewiss Stadium, schiumerà rabbia perché nel weekend rischia di aver perso la Premier League e perché lo 0-3 dell’andata inflitto dalla Dea è una macchia per quest’ultima stagione della meravigliosa gestione Klopp. Ma per quanto successo ad Anfield, a questo punto per gli orobici ritrovarsi in semifinale diventa un imperativo categorico: servirà sangue freddo, servirà una partita sulla falsariga di quella di sette giorni fa, e soprattutto non scomporsi se per caso gli inglesi dovessero segnare immediatamente. C’è un tesoretto importante, insperato, ci sono tutte le condizioni per uscire indenni dall’operazione rimonta dei Reds, soprattutto se il 2-2 con l’Hellas ha fatto breccia nella squadra e potrà servire da insegnamento.
Già , perché se il Verona in lotta per evitare la retrocessione è riuscito in pochi minuti a rimontare da 2-0 a 2-2, infliggendo un pari alla Dea che può far male in chiave quarto-quinto posto in Serie A, allora il Liverpool è assolutamente in grado di ribaltare i tre gol dell’andata avendo a disposizione almeno novanta minuti: l’Atalanta non può far finta di niente, Gasperini sa che c’è da limare questo difetto, e per questo servirà la partita perfetta, senza pressioni (che inevitabilmente ci saranno) e con la mente sgombra (sarà complicatissimo). Scamacca, mattatore in Inghilterra, dovrebbe giocare ancora una volta dal 1′ insieme a De Ketelaere, Lookman, inesistente nella mezzora di pochi giorni fa con il Verona, può spaccare la partita a gara in corso. Con grande fiducia, col rispetto dovuto a una squadra stellare come il Liverpool, senza paura e con tutta l’energia del mondo, l’Atalanta è pronta per una serata che può fissare ancora più in alto l’asticella di questa gestione targata Gasp: un ciclo che mai come quest’anno può ambire a un riconoscimento non solo verbale, ma anche nella bacheca dei nerazzurri. Sognare, del resto, non costa niente: è più facile se riparti da un 3-0.