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Nella giornata valsa ufficialmente l’assegnazione di Euro 2032 all’Italia ed alla Turchia anche Franco Carraro, ex presidente del Coni e della Figc nonché presidente del Comitato Organizzatore Locale di Italia ’90, ha parlato ai microfoni di LaPresse.
Queste le parole di Carraro: “E’ una notizia che mi rende molto felice, mi sembra che sia una bellissima decisione. E ha fatto bene l’Uefa a chiedere che entro il 2026 siano presentati in dettaglio i progetti per i cinque stadi. Non c’è dubbio che Roma, Milano, Torino abbiano una strada facile, ma sugli altri stadi bisogna che l’Italia concretizzi una scelta. Dato il momento politico che attraversa il mondo, avere un legame con la Turchia, che è un paese molto complesso e importante nello scacchiere internazionale attuale, mi sembra una cosa buona. Consentirà all’Italia di avere un’interlocuzione privilegiata con un Paese importante. Quel mondiale (Italia 90) lo chiesi io da presidente della Figc nel 1978, eravamo in Argentina ed ero presidente Figc, ero in macchina con Artemio Franchi, che era presidente dell’Uefa all’epoca, gli dissi ‘chiediamo il mondiale del ’90’. Ricordo che nel 1978 avevamo l’assassinio di Moro, il terrorismo che imperversava e Leone che si dimise alla fine dell’anno, un momentaccio per il Paese. Franchi era perplesso, ma poi lo chiedemmo e nel 1983 lo annunciò con un anno di anticipo rispetto all’assegnazione (che avvenne nel 1984, ndr ) il presidente della Fifa Joao Havelange ai funerali di Franchi per onorare la sua memoria“.
E ancora: “Errori da non ripetere dopo l’esperienza del Mondiale del ’90? Noi all’epoca abbiamo fatto un utile a favore della Figc di 3 miliardi di lire. Siamo andati in attivo. Il parlamento italiano poi decise che per mettere a posto gli stadi e per determinate le opere, i soldi e le scelte furono lasciati ai comuni. Responsabilizzare i Comuni fu una scelta giusta, anche se alcuni fecero bene e altri fecero male perché sprecarono i soldi. Ci sono stati degli scandali da parte di alcuni comuni, con corruzione e altro. Diciamo che ci sono stati chiari e scuri, ma responsabilizzare i territori è tutt’ora indispensabile. I commissari, senza il consenso del territorio non fanno niente. In questi ultimi anni l’Italia ha fatto una cosa straordinaria nella velocità con cui ha ricostruito il ponte Morandi di Genova, nel giro di soli due anni. Secondo me, la vera ragione per cui è successo questo è perché non c’era una persona contraria a quella ricostruzione. Nel contesto in cui si opera serve avere il consenso, soprattutto in un’opera come un impianto sportivo che è importantissimo ma necessita del consenso del territorio. La politica ci deve essere sempre, non il partitismo. Le istituzioni ci vogliono, serve la collaborazione tra pubblico e privato. Per fare tutto questo serve la politica, serve che sia trasparente e che abbia il consenso delle persone“.
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