Vince la noia. E la Svezia, la squadra forse più quadrata possibile in questo Europeo ma anche quella meno spettacolare. Poche occasioni, ritmi basse, difese organizzate e basse e un rigore decisivo dopo una giocata di Quaison che decide un match che definire bloccata è dire poco. Si complica con un passo falso il cammino della Slovacchia che all’esordio aveva superato a sorpresa la Polonia in dieci uomini, grazie ad un autogol del portiere polacco Wojciech Szczęsny al 18′ e dalla rete decisiva segnata da Milan Škriniar al 69′. Ma a San Pietroburgo viene sorpresa da un’altra ottima esordiente, quella Svezia che aveva costretto la Spagna di Luis Enrique a spartirsi un pareggio a reti inviolate. Stavolta, Olsen può fare sonni tranquilli. Le statistiche sono eloquenti: zero tiri in porta per una Slovacchia che contro la Polonia aveva comunque trovato facilità di conclusione verso la porta, in particolare con Duda, falso nove imprevedibile, e Mak, oggi impalpabile. Dopo aver mostrato una solidità difensiva invidiabile contro la Spagna, oggi la Svezia si affaccia con più pericolosità e lo fa soprattutto con la sua stella: Isak, immarcabile e completo. Tecnico, fisico e veloce. Non sorprende la valutazione sul mercato per uno dei migliori giocatori fin qui. Ma anche per lui resta la voce ‘zero’ ai gol fatti.
L’onere del rigore è per Forsberg che non sbaglia e sigla un gol pesantissimo che vale il momentaneo primo posto del girone. Domani a Siviglia toccherà a Spagna e Polonia, le nazionali più diverse dell’Europeo. Ad una manca il centravanti, all’altra manca il resto ma il bomber non è certo un problema, anche se Lewandowski all’esordio ha deluso e non poco. L’unica cosa che le accomuna è la necessità della vittoria: un solo risultato a disposizione con lo spettro dell’eliminazione di lusso sempre più viva.