Euro 2020 e gli ottavi di finale, una “storia d’amore” sbocciata da poco. Già, perché fino al 2012 non erano previsti da una formula ridotta a 16 squadre per garantire un livello qualitativo più alto possibile. Ma il calcio cambia e la mission dell’Uefa è diventata sempre più all’insegna di una inclusività (anche se a volte solo di facciata), e in generale il livello medio delle Nazionali non di primo piano è salito vertiginosamente. E così, nel 2016, fu varata la riforma: Europei a 24 squadre, le terze che possono essere ripescata, la disputa degli ottavi. E a poche ore dalla sfida contro l’Austria, dunque, è facile ripercorrere il rapporto tra gli azzurri e gli ottavi agli Europei. Del resto, il precedente è uno solo.
Ed è la storia di un trionfo, quello contro la Spagna che arrivava da campione in carica. Ma in quel pomeriggio di fine giugno l’Italia di Conte impartì una lezione severissima a Iniesta, Busquets e compagni, che dovettero riconoscere ormai la fine di un’epoca in cui avevano cannibalizzato i titoli per poi, però, smettere di colpo di farlo. Nel 2012 ci avevano battuto in finale le Furie Rosse e quattro anni dopo la vendetta fu servita ghiacciata. La partita ce la ricordiamo tutti, la Nazionale giocò con una veemenza e una voglia di stupire incredibile, arrivando sempre prima nei contrasti e sfidando la tecnica degli iberici con un tasso di intensità raro. La sbloccò Chiellini arrivando per primo su una corta respinta di De Gea, il raddoppio lo servì Pellè nel finale e sembrava quasi la notte di Dortmund contro la Germania. Non era una Nazionale piena di talento come quella del 2021, ma c’era lo spirito giusto. Lo stesso spirito che abbiamo quest’anno, cambia però l’avversario, decisamente più abbordabile di quella Spagna. Ma, in verità, ugualmente pericoloso, se è vero che stavolta siamo favoriti e dovremo anche gestire questa variabile.
