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L’Europeo di Leonardo Spinazzola si è fermato negli ultimi minuti dei quarti contro il Belgio, ma l’esterno azzurro è stato tra gli indiscussi protagonisti della cavalcata culminata con il trionfo a Wembley. “Lo sapevo che saremmo arrivati in fondo, per questo ho pianto dopo l’infortunio. Non era dolore ma rabbia – racconta in un’intervista a La Repubblica – Sento un colpo forte al tallone, con la coda dell’occhio cerco il belga che mi ha colpito ma non vedo nessuno, dietro di me l’avversario non c’è. Arriva Cristante, crollo a terra e capisco. ‘Perché adesso, perché a me?’. Questo ho pensato. E poi ho pianto per quello che stavo perdendo. Ma quando il Presidente della Repubblica ha chiesto ‘dov’è il ragazzo con le stampelle?’ ho capito su quale incredibile giostra emotiva ero salito, mi sa che non scendo più“.
Spinazzola ha poi raccontato il dietro le quinte del gruppo campione d’Europa. “Una classe delle medie in gita. Facciamo scherzi scemi, ci prendiamo in giro, ci diamo le botte e mai un battibecco vero in 45 giorni – spiega – A Mancini ho detto ‘Tranquillo mister, tanto ci vediamo l’11 luglio'”.
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E poi il bilancio sul cammino che lo ha portato a essere uno dei calciatori più apprezzati d’Italia, dagli inizi da esterno d’attacco all’Empoli di Sarri e il poco spazio a Lanciano e Siena, sino all’incontro con Gasperini all’Atalanta. “Lì già giocavo come all’Europeo ma si notava meno. Anche la Juve e la Roma sono servite tanto naturalmente – le parole del terzino, che conclude con una battuta – Il giro per Roma mi ha distrutto fisicamente perché sono stato per due ore sulla gamba sana. Per fortuna sono stato bravo e non sono caduto”.
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