
Il tecnico ha vissuto momenti drammatici: “Poco prima mi ero girato per abbassare la tendina e quel gesto forse mi ha salvato la vita”
“Ho rischiato di morire”. Quasi da brividi le parole pronunciate dall’allenatore italiano. Non un nome qualunque, parliamo di uno dei protagonisti del Mondiale 2006 vinto dagli azzurri allora guidati da Marcello Lippi. Fu l’uomo copertina, dal gol in semifinale alla Germania a quello dal dischetto contro la Francia in finale: fu quello che regalò il quarto titolo mondiale all’Italia.
Chi non conosce Fabio Grosso? Non è stato il miglior terzino della storia, neanche del mondo nel suo periodo, ma per tanti è stato un simbolo di chi ce l’ha fatta. Sacrificio, duro lavoro e tanta gavetta: non gli è stato regalato nulla, quello che ha conquistato se l’è guadagnato sul campo. Ecco perché il suo nome è rimasto nella mente, specie in quella della sua generazione. Il Mondiale è stato il coronamento di un sogno, in primis il suo.
Appesi gli scarpini al chiodo, ha iniziato subito la carriera di allenatore partendo dalle giovanili della Juventus, dove ha chiuso la carriera di calciatore. A Bari la prima esperienza coi grandi, poi Verona, Brescia, Sion (prima esperienza all’estero) e Frosinone, dove ha ottenuto la sua prima grande vittoria da tecnico: la promozione in Serie B.
Il lavoro e il calcio espresso dalla squadra di Grosso non sono passati inosservati, anche all’estero. Si spiega anche così la chiamata del Lione, uno dei club francesi ed europei più importanti, all’inizio della stagione 2023/2024. I transapini erano in un momentaccio, anche dal punto di vista ambientale. L’esperienza è durata appena due mesi e sette partite: l’ultima col Lille, costagli l’esonero, persa 2-0.
Grosso ha rischiato la vita a Marsiglia: “Mi hanno tolto altri tre pezzi di vetro”
Ma la partita che non dimenticherà mai è quella con il Marsiglia del 29 ottobre 2023, che non si disputò a causa dei terribili incidenti che hanno contraddistinto le ore antecedenti. Su tutti l’agguato dei tifosi dell’OM al pullman del Lione, con Grosso che fu colpito al volto.

Ancora oggi l’attuale tecnico del Sassuolo, dove è approdato in estate e che è vicinissimo a riportare in Serie A, ha i segni sul volto di quell’assalto vergognoso. Una bottiglia sfondò il vetro centrandogli la faccia, causandogli lesioni alla cavità oculare sinistra e alla zona adiacente del viso.
INCIDENT À L’ORANGE VÉLODROME !
Le bus lyonnais a été caillassé à l’approche de son arrivée à l’@orangevelodrome.
La tenue du match @OM_Officiel – @OL est en cours de réflexion. #OMOL pic.twitter.com/ryWvv3Yesz— Prime Video Sport France (@PVSportFR) October 29, 2023
“Poco prima mi ero girato per abbassare la tendina e quel gesto forse mi ha salvato la vita perché quella bottiglia poteva centrarmi alla tempia – ha raccontato a ‘La Repubblica’ – In quel momento ho capito cosa significa morire sul colpo, è tutto un istante, un bivio. Ieri (martedì, ndr) mi hanno tolto altri tre pezzi di vetro, i francesi se li erano dimenticati…”.