“Siamo dispiaciuti e delusi. E’ una delusione sulla quale dobbiamo riflettere. Lo abbiamo fatto ieri con il mister Spalletti, con Buffon, con i ragazzi che l’hanno condivisa. Non è un gruppo che si distacca dall’assunzione della responsabilità , in quella stanza le abbiamo divise equamente, non abbiamo nulla da nascondere, siamo tutti responsabili. Ma dobbiamo esserlo appellandoci a un grande senso di responsabilità . Ieri sera ho avuto una lunga chiacchierata col mister, io sono molto pragmatico e penso sia impensabile risolvere i momenti di difficoltà abbandonando un progetto pluriennale, non si può pensare di abbandonare la strada dopo otto-nove mesi, c’è da cambiare qualcosa certamente sì, c’è da rivedere qualcosa in termini di approccio, ci saranno delle riflessioni profonde iniziate già ieri sera: ci siamo confrontati con Spalletti, dobbiamo crescere tutti, c’è solo un modo, quello del lavoro”. Lo ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, nella conferenza stampa da Iserlohn all’indomani del disastro azzurro a Euro 2024. Il numero uno della Federcalcio ha confermato Spalletti come ct ed è andato all’attacco verso chi chiede le sue dimissioni: Le critiche feriscono, specie quelle strumentali legate ad una richiesta di dimissioni. Bisogna distinguere i temi tecnici da quelli politici. Non esiste nell’ambito di una governance federale l’idea che qualcuno possa pretendere le dimissioni dall’esterno. Questo vale sia per la politica che per tutti coloro che dall’esterno chiedono le dimissioni di Gravina o Spalletti. Per me la scadenza è a marzo 2025, le elezioni avverranno nella prima data utile, le avrei fatte anche prima ma non si possono fare prima delle Olimpiadi. Quella è l’unica sede deputata legittimamente a scegliere la governance. Critiche sì, ma costruttive. E’ prematuro parlare della mia ricandidatura a presidente della Figc, non mi ci sono soffermato ed è molto impegnativo, mi impedisce da mesi di tornare a casa. Il mio è un ruolo di servizio, non sono un amministratore unico, giusto che ci sia un confronto con le componenti che mi dovranno eleggere, con loro valuterò se continuare il mio percorso o interromperlo”.
E ancora: “Spalletti ha la nostra fiducia, deve lavorare. Ma non pensiamo che in 60 giorni improvvisamente in Italia fioriranno i vari Mbappé, Cristiano Ronaldo e Messi. La nostra progettualità con Spalletti puntava al 2026, sapendo che noi possiamo fondare tutte le nostre aspettative, ma poi dobbiamo fare sempre i conti con la realtà , questo è il mondo del calcio. Nessuno è in grado di garantire un risultato. Io rispondo dal 2018: la scelta della Figc su giovani e vivai è stata finanziare il più possibile l’attività di base, portando a casa risultati storici con le giovanili. Però deve portare a valorizzare il nostro talento, dobbiamo adattare la base dei convocabili. Nelle qualificazioni al di là del risultato c’era stata la prestazione, non in queste ultime partite, ma parlo di quelle. Il 2026 è un obiettivo reale, siamo tutti consapevoli che sarebbe un disastro inimmaginabile non qualificarsi per la terza volta di fila ai Mondiali. Vorrebbe dire che ancora una volta non siamo riusciti a trovare un progetto in grado di dare risultati nell’immediato”.