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Intervistato durante la diretta Twitch della Bobo TV, Roberto De Zerbi ha parlato della splendida stagione da lui appena vissuta al Brighton. “Al Brighton mi sono divertito da morire – ha affermato l’ex tecnico del Sassuolo –. Avevo scelto di andare allo Shakhtar, che era una squadra favolosa, avevamo preso Neres e stava nascendo un team incredibile. Da un giorno all’altro l’abbiamo persa a causa della guerra, e io ho sofferto molto perché la mia creatura non c’era più. Tornato in Italia non volevo più allenare, poi ho ritrovato il piacere di allenare grazie al Brighton. L’inizio è stato difficile e io mi sono dovuto adattare ad abitudini calcistiche totalmente diverso: lì ci si allena di meno, tattica non se ne vuole fare. Ma io non mi sono mai rinnegato, abbiamo inseguito il sogno Europa e l’abbiamo raggiunto. Io sono malato di tattica, ma il lavoro tattico non è più del 20/25% di quello che insegno alle mie squadre. Credo di riuscire a capire più facilmente le persone complesse, che solitamente sono anche le più sensibili e dunque intelligenti. Se riesci a essere leale con loro, poi ti ripagano 10 volte tanto. Si deve lavorare sull’autostima dei giocatori: l’autostima, quella che comunque non sfocia nella presunzione, permette loro di fare cose che nessuno si sarebbe mai aspettato da loro”.
Tra le imprese del Brighton, anche le grandi prestazioni di cui si è reso protagonista contro i campioni d’Europa del Manchester City. “Nell’ultimo periodo avevamo una spinta in più, perché qualificandoci per l’Europa League abbiamo scritto la storia del Brighton. Non è come riuscirci con una squdra abituata. I complimenti di Guardiola? Gli voglio bene, mi ha aiutato quando sono arrivato lì e mi ha chiamato non appena ho firmato il contratto. L’ho conosciuto 12 anni fa perché ero andato a vedere i suoi allenamenti e c’era Gattuso con me. Ci ha tenuti 50 minuti dentro il suo ufficio e mi parlava come se fossi chissà chi: mi ha accolto con una generosità clamorosa. Per me lui è il numero uno nella storia. Ha vinto la Champions con una squadra che non era la più forte: il Real Madrid aveva una rosa più forte, idem il Paris Saint-Germain e il Bayern Monaco, forse addirittura il Manchester United. Il suo giocatore più forte è, secondo me, Bernando Silva, ma non è al livello di Iniesta e di quelli che ha avuto al Barcellona”.
De Zerbi ha poi parlato dell’Inter, che proprio contro il City ha perso la finale di Champions League. “Io credo che l’Inter abbia fatto una partita, soprattutto in fase difensiva, perfetta. Per il Manchester City, che era tra l’altro un po’ stanco, non è stato facile trovare spazi. Stones si è alzato, Gundogan è stato dietro Brozovic per avere superiorità numerica in quella zona di campo. Ma i nerazzurri sono stati bravissimi ad isolare Haaland. L’Inter è una squadra fortissima, non dobbiamo mai dimeticarci che esistono anche gli avversari: Laurato Martinez è una delle migliori seconde punte d’Europa, solo per fare un esempio”.
Infine, un giochino: meglio Lionel Messi o Diego Maradona? “Sceglierei Diego sempre, perché ha portato nel calcio la sua vita ed è diventato un’icona non soltanto sportiva. Il suo carisma non ha eguali e io l’ho stimato molto anche come persona: avrà fatto qualche scelta sbagliata, ma è stato un profeta di cose che si sono verificate. Ha attaccato la FIFA, e anni dopo sono stati tutti arrestati. Quando Maradona predicava la fine dello strapotere del Nord, aveva ragione. Ha sempre pagato lui per tutti e ha coperto le spalle a tutti, in questo è nettamente superiore a Messi”, ha concluso De Zerbi.
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