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Roberto De Zerbi ha concesso un’intervista per le colonne del ‘Corriere dello Sport’, esponendosi senza freni sulla sua idea di calcio. Non solo tattica, ma anche, in generale, una panoramica personalissima sul mondo del calcio, il quale, attualmente, non soddisfa pienamente l’etica sportiva del tecnico ex Sassuolo. L’allenatore dello Shakhtar Donetsk, dopo aver fermato l’Inter in Champions League, si è così espresso rispondendo alle domande postegli nella circostanza: “Sono fuori di casa da quando avevo 15 anni e ora ne ho 42, non sono ancora rientrato. Il calcio produce vantaggi economici che pochi altri lavori possono offrire: gratificazioni, notorietà e opportunità . Il prezzo da pagare è però elevatissimo e la passione è il motore. Per questo non mi piace chi sfrutta il calcio, quelli che lo vivono come un passatempo, un privilegio senza data di scadenza. Non sopporto chi timbra il cartellino. Quando alleni, individui in un attimo chi è spinto dall’amore per il calcio e chi invece non ne ha”. Dichiarazioni certamente forti di De Zerbi, una lancia ben indirizzata verso una parte di professionisti, evidentemente individuati dallo stimato tecnico italiano.
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