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6 gennaio 2020, sembra passata un’infinità : l’Inter sbanca il San Paolo di Napoli per 1-3, dando inizio al peggior periodo della stagione dei partenopei. La sconfitta in casa all’esordio contro il Parma e la vittoria esterna contro il Sassuolo avevano lasciato Gennaro Gattuso nel limbo: tra la colpevolezza e l’incolpevolezza di non riuscire a cambiare una squadra presa in corso d’opera a dicembre. Le due sconfitte successive contro Lazio e Fiorentina, senza gol segnati, non hanno fatto altro che confermare il periodo nero dei partenopei, con un Gattuso che vedeva già in bilico il suo contratto: un accordo fino a giugno 2020, con opzione per il 2021.
Gattuso avrebbe preferito giocare stasera (e come lui Conte), per godere di un giorno di riposo in più, che andrà invece in vista della finale a chi stasera vincerà tra Juventus e Milan. Parte in vantaggio il Napoli, grazie alla vittoria dell’andata a San Siro targata Fabian Ruiz: ora è il momento per Gattuso di cancellare ogni dubbio inerente alla sua presenza su una panchina così pesante. L’ex Milan ha ereditato la squadra in corsa, dopo la partenza negativa del suo amico e maestro Ancelotti: quest’ultimo (che peraltro nel frattempo aveva conquistato gli ottavi di Champions) nelle prime 15 partite aveva una media punti decisamente bassa, di 1.4 punti a partita. Bene, anzi male: Gattuso per un mese ha fatto peggio, molto peggio: 3 punti in 5 partite, una vittoria e 4 sconfitte, che facevano supporre vita breve per Ringhio all’ombra del Vesuvio.
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Poi, improvvisa, la svolta. Batte la Juventus (che è sempre un gran godere per tutti, a Napoli di più) e vince in trasferta con la Samp. Scivola poi di nuovo in casa col Lecce, ma è solo un incidente e lo si vede proprio a San Siro, in Coppa Italia: batte l’Inter, dominandola o quasi, ne vince 3 di fila in campionato, riconquista il sesto posto in classifica, pareggia con rimpianto col Barcellona in Champions. Insomma: prima dello stop, il Napoli era tornato quello che doveva essere e Gattuso ne andava giustamente fiero. Domani chissà , la curiosità generale è proprio capire da dove e come si riparte.
Senza l’interruzione, Gattuso avrebbe già prolungato il contratto, ora in scadenza al giugno del prossimo anno. C’era una clausola, quella prima citata, che avrebbe permesso al tecnico di liberarsi entro il 10 giugno. Nessuno però l’ha esercitata: Gattuso è l’allenatore del Napoli e lo sarà anche l’anno prossimo, bisogna solo sapere fino a quando. Ora deve parlare il campo, un campo che questa stagione ha regalato più dolori che gioie agli azzurri. Battere l’Inter (in una sfida che a un milanista come lui non può sembrare come un’altra), e poi provare a vincere la Coppa Italia, può valergli anche garanzia di adeguamento economico (3 milioni netti l’ingaggio della prossima stagione, rispetto alla metà per quella in corso): non male anche per uno che in carriera ha dato più volte l’impressione di non avere il denaro al primo posto degli interessi. Ad aprile, col suo stipendio (peraltro non ancora pagato da Aurelio de Laurentiis) ha coperto il taglio fatto sui salari dei dipendenti non sportivi della società : non è stato l’unico, ma bisogna dire che non sono stati in molti a farlo. Gattuso è dunque a un crocevia: il vero Napoli è quello abbattuto da Lukaku e Lautaro, o quello che abbatterà ciò che l’ha spedito nell’oblio?
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