Ad accendere, se mai ce ne fosse bisogno ulteriormente, il sapore della vigilia di Napoli-Juventus, finale di Coppa Italia, ci ha pensato Aurelio De Laurentiis con una nota al veleno all’indirizzo di Maurizio Sarri, prima profeta di un ‘Sarrismo’ che non sembrava poter vivere altrove una simbiosi quanto quella col capoluogo campano e oggi tecnico della rivale bianconera. “Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare, e aveva ancora due anni di contratto. Ricordo che a febbraio mi invitò a pranzo in Toscana, a due passi da casa sua, organizzò la moglie, parlammo di tante cose ma non accennò a chiusure, a separazioni, mi portò fino al giorno che precedette l’ultima partita creando disturbo e incertezza alla società“, ha spiegato il patron partenopeo ai microfoni del Corriere dello Sport.
L’ironia del destino ha voluto Maurizio Sarri di fronte alla sua ex squadra per cercare di conquistare il primo trofeo dell’esperienza bianconera dopo la vittoria in Europa League alla guida del Chelsea. Dall’altra parte Gennaro Gattuso (alla diciassettesima finale complessiva in carriera da giocatore e allenatore) ancora alla ricerca del primo titolo da tecnico. L’immediata ripresa della stagione ha consacrato il lavoro dell’ex Milan che ha preso a dicembre un Napoli smarrito e l’ha condotto alle soglie della lotta per l’Europa con un’identità di gioco che rende finalmente onore in parte alla campagna acquisti estiva del club partenopeo. Con l’eccezione di lusso: Hirving Lozano è stato il grande acquisto dell’estate e anche la più grossa delusione della stagione. L’ennesima bocciatura c’è stata con l’esclusione dall’allenamento dell’ex Psv, uno che forse è capitato a Napoli nel momento sbagliato e che non ripeterà i passi di un Mertens che a 7 anni dal suo arrivo in Italia dall’Olanda è ancora al centro del progetto con tanto di record di marcature della storia del club. L’attaccante belga è il simbolo della rinascita del Napoli dopo un girone di andata individuale sottotono ed è pronto, insieme a Gattuso, al rinnovo che blinderà per almeno altre due stagioni quelli che sono gli attuali pilastri della squadra. Insomma, non c’è spazio per chi non è interamente dedicato alla causa e poco importa se gli appassionati messicani continuano ad inondare i social alzando la voce contro le scelte del tecnico in merito a Lozano. Perché il Napoli di Gattuso sa soffrire, sa farlo grazie alla compattezza del suo 4-3-3, all’estro individuale finalmente libero di esprimersi al meglio dei suoi interpreti, incluso quello di Ospina (che salterà la finale per squalifica, spazio alla grande occasione per Meret), protagonista del gol qualificazione di Mertens con un lancio per Insigne che ha dato il via al contropiede. Ma le note stonate non mancano e Napoli-Inter ha mostrato una produttività in zona offensiva ancora non sufficiente e un controllo del possesso palla (solo il 43% di media contro l’Inter) lontano dai desideri del suo allenatore. Che sia dovuto ad una condizione fisica ancora non ottimale o ad una crescita sul piano del gioco ancora da perfezionare, ce lo dirà il tempo. E un primo indizio lo offrirà proprio la finale di mercoledì sera.