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Arriva la prima delle due finali per l’Inter, arriva il momento di raccogliere i frutti di un finale di stagione – tralasciando Napoli dove la follia di Gagliardini e un po’ di turnover hanno influito – a tutta birra per trasformare una stagione quasi fallimentare in una potenzialmente magica e da leggenda. Dopo aver conquistato la Supercoppa Italiana, dopo quattro derby vinti contro il Milan, c’è adesso una finale di Coppa Italia importante per non chiudere a bocca asciutta in questa annata: già , perché in campionato il pass Champions è ormai alla portata, ma l’obiettivo era quello dello scudetto, mentre se due finali sono un ottimo risultato, tra vincere e non vincerle c’è una differenza enorme.
In attesa del City, di quella finale di Champions da brividi da preparare nel migliore dei modi ma solo a fine campionato e solo col pass del prossimo anno in tasca, ecco la Fiorentina all’Olimpico. Squadra in gran forma, anche lei pronta per una seconda finale in Europa, anche lei desiderosa di qualificarsi per l’Europa League e di cogliere due piccioni con una fava. Grattacapi obbligatori per i nerazzurri se si guarda al campionato: vittoria al Franchi ma dopo una partita pazza, sconfitta al ritorno nel peggior momento della squadra di Inzaghi. Non fa testo, ma bisogna studiare cosa è andato storto quella volta, al di là degli errori clamorosi di Lukaku che nel frattempo è risorto ma non abbastanza da strappare a Dzeko la maglia da titolare. Per il resto, l’undici è quello solito, ma ci sarà il giusto premio in porta per capitan Handanovic.
Una finale importante, una finale da vincere: perché è il miglior modo per arrivare più sereni alle sfide decisive con Atalanta e Torino, per arrivarci con un trofeo in tasca, sarebbe il quarto della gestione Inzaghi senza campionati ma con tutto il resto a livello italiano, e per poi presentarsi alla sfida col City consci di aver chiuso la stagione al meglio e di non avere pressioni. Una sconfitta, viceversa, potrebbe rovinare quanto di buono costruito, ma Inzaghi e l’ambiente non vogliono nemmeno pensarci.
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