Come a Praga, peggio che a Praga. La Fiorentina la butta via ancora una volta nel recupero e questa volta la follia viola targata Italiano è davvero imperdonabile, con l’Atalanta che ringrazia: è così che la Dea viene a capo di una partita in cui ha avuto un numero di occasioni direttamente proporzionale alle qualità di Scamacca (squalificato però in finale per un giallo inesistente), e sfiderà la Juventus nel re-match dell’atto conclusivo del 2021 di Coppa Italia, questa volta per alzare al cielo il trofeo (sarebbe il primo dell’era Gasperini) contro una squadra, quella bianconera, quasi allo sbando.
In dieci contro undici per oltre mezzora per la prima follia della partita, quella di Milenkovic, i viola si sono dovuti difendere bassi, ma hanno avuto la forza addirittura di pareggiare l’iniziale vantaggio di Koopmeiners con Martinez Quarta. Dopo la meraviglia in acrobazia di Scamacca, che prenota definitivamente un posto nell’undici titolare di Spalletti con l’Albania, la Fiorentina ha tutto sommato il merito di gestire senza troppe apprensioni, pur non riuscendo mai a ripartire con pericolosità. Insomma, visto l’andazzo di quei minuti, l’unica strada per portarla almeno ai supplementari era continuare su quel canovaccio: accortezza tattica, maglie strette, cinque in linea e tanto dinamismo per sopperire all’inferiorità numerica. Tutto questo, però, non fa parte del vocabolario calcistico di Vincenzo Italiano, e il rigetto è dietro l’angolo. Una banale rimessa laterale conquistata grazie alla caparbietà di Nico Gonzalez e Ikoné, con Kayode pronto a battere, diventa la Waterloo dei toscani, ancora una volta ostaggi delle tante ingenuità viste in questo triennio: con Italiano, è innegabile, si è raggiunto un livello molto alto ricostruendo praticamente da zero, ma la sensazione è che puntualmente si ricada nelle stesse dinamiche che rendono i viola una squadra immatura.
Col West Ham un anno fa, quantomeno, si era in parità numerica e una dose di coraggio, seppur nel momento della gestione, può essere compresa. Ma stasera a Bergamo non imparare dagli errori e anzi perseverare, in dieci contro undici e senza alcuna possibilità di far fruttare una rimessa offensiva, è quasi un insulto al calcio: il gioco, il coraggio, la voglia di provarci sono tutte componenti che non possono mancare, ma alla fine quel che conta è il risultato. E il Var che cancella il fuorigioco e concede il gol sa di verdetto inappellabile. Non su questa semifinale, ma su un’intera gestione tecnica. Che però ha la grande chance del colpo di coda finale con la Conference League. Grandissima, invece, la chance della Dea, che sta disputando un finale di stagione per cuori forti: il 2 e 9 maggio si gioca il pass per la storica finale di Europa League, il 15 maggio c’è la finale con la Juventus dove stavolta non parte da sfavorita, nel frattempo in campionato si gioca il quinto posto con la Roma. E a proposito di campionato, una chiosa finale: questo Atalanta-Fiorentina è il terzo stagionale, ma non l’ultimo, visto che c’è il ritorno ancora da recuperare ed è ancora, incredibilmente, senza una data.