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Dove eravamo rimasti? All’Allianz Stadium. Ma stavolta quel “coro che si alza davvero” dell’inno juventino c’è stato solo idealmente in milioni di case dei telespettatori che hanno assistito ad uno Juventus-Milan che per pesantezza delle gambe, novità delle cinque sostituzioni e porte chiuse ha sfoggiato un look da amichevole estiva con una sparuta foga iniziale (vero Conti e Rebic?) dettata più dall’astinenza da agonismo per 90 giorni che per altro. Juventus-Milan non resterà nella storia per lo spettacolo offerto, sicuramente non sarà ricordata per una delle serate più opache di un Cristiano Ronaldo in formato precampionato o per il fallo killer da espulsione di Ante Rebic né per l’ottima, quella davvero sì, prestazione difensiva di un Milan che saluta la Coppa Italia, e quindi una soluzione alternativa per raggiungere l’obiettivo stagionale, l’Europa League, con lo spirito di una squadra in dieci uomini dopo pochi minuti e capace di tenere testa alla Juventus. Il posto nella storia di Juventus-Milan del 12 giugno 2020 è al fianco di una serie di partite che hanno avuto il compito di dare pienezza ad un vuoto, di rilanciare il valore dello sport e quindi della vita. Fa compagnia a Torino-Genoa del 15 maggio 1949, la prima partita dei granata dopo il disastro di Superga. Ma anche alla prima giornata del campionato 1946-47 tenutasi il 22 settembre, la prima a girone unico dopo la guerra. La stagione calcistica in Italia riparte dopo mesi di lockdown, bollettini di morti e ricoverati e di una battaglia in realtà ancora in corso. Nella cornice di un silenzio irreale e inedito, c’è stato spazio anche per il 23esimo rigore sbagliato della carriera di Cristiano Ronaldo che fallisce così l’appuntamento col quarto gol in diverse occasioni ai rossoneri in maglia bianconera. Alla fine un pareggio a reti inviolate basta per la qualificazione bianconera alla finale di una Coppa Italia che per anni si è vista defraudata di un fascino mai conquistato fino in fondo agli occhi degli appassionati italiani. Basti pensare che negli anni ’40 le autorità calcistiche studiarono persino una formula estiva per dare fascino ad una competizione che per anni è stata snobbata e vista come occasione per il turn over dai vari allenatori. L’edizione 2019/2020 della Coppa Italia si gioca d’estate non per scelta ma stavolta gli occhi sono finalmente tutti per lei. In fondo è stata anche la sua rivincita. Oltre che quella di tutti noi.
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