Ecco la Superlega italiana, la nuova Coppa Italia della riforma è servita. Ed è una riforma che, senza paura di smentite, peggiora una situazione che già non era delle più rosee per la nostra coppa nazionale. Per la verità, dai quarti in avanti, la competizione ha sempre regalato belle partite e ottimi riscontri di pubblico sulla Rai, spesso big match e partite in cui non è stato fatto troppo turnover. Il problema, però, è sempre sorto nei turni precedenti, dove le big hanno dovuto affrontare in casa le squadre di B o C. E per togliere la (presunta) noia sono state tolte direttamente le squadre di Serie C e Serie D, che rendevano la coppa realmente inclusiva e aperta a tutto il calcio italiano.
Adesso è poco più che una coppa di lega, con soltanto A e B rappresentate: ma era davvero questa la svolta per rendere più appetibile la Coppa Italia? Il sacrificio delle serie inferiori sembra soltanto un’altra alzata d’ingegno degna dei grandi d’Europa che c’avevano provato con la Superlega. E siccome tutto il mondo è paese, ora in Italia si emula quanto fatto poche settimane fa. Calpestati i grandi ideali secondo cui “il calcio è di tutti”. Sappiamo bene che non è così e ora anche il calcio italiano getta la maschera. Una Coppa Italia d’Elite che non darà più la possibilità alle piccole realtà di arrivare fino in fondo, come accaduto qualche anno fa all’Alessandria (addirittura in semifinale), oppure al Pordenone quando all’epoca era in C. Ormai è troppo tardi per tornare indietro, non resterà che abituarci a questa piccola Superlega made in Italy. E alle solite partite.