L’Italia resta senza allenatore. Non subito, ma tra quattro mesi, quando terminerà l’Europeo di calcio ospitato dalla Francia. La notizia era nell’aria da settimane e questa mattina a Roma il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio l’ha ufficializzata: Antonio Conte terminerà la sua esperienza sulla panchina azzurra dopo la manifestazione continentale. Troppo forte il richiamo dei club, troppo grande la voglia di fare un’esperienza all’estero, probabilmente in Premier League, magari in quel Chelsea che sta concludendo una stagione negativa e deve ripartire.
Conte se ne va, ma per la Federcalcio questo annuncio non condizionerà il cammino dell’Italia verso l’Europeo. “Conte sente il richiamo del campo – ha spiegato Tavecchio oggi a Roma per il Consiglio federale – Ha bisogno della quotidianità dell’allenamento, è comprensibile. Non è questione di soldi, è questione di lavoro. In ogni caso la sua professionalità non mette in discussione la competenza, il sacrificio e lo sprone nei confronti dei calciatori verso l’Europeo”. “Voi ci chiedete trasparenza – ha aggiunto il direttore generale della Federcalcio Michele Uva – noi ci aspettiamo un impatto più positivo che negativo sulla squadra”.
All’interno del Consiglio, in realtà, ci sono idee diverse sulla possibile incidenza dell’addio di Conte a meno di tre mesi dall’Europeo, ma Maurizio Beretta e Andrea Abodi, presidenti delle Leghe di serie A e serie B, sono d’accordo con Tavecchio nel pensare che l’annunciato divorzio non inciderà sul rendimento della squadra. “L’addio di Conte era un fatto già scritto e non è una sconfitta – ha sottolineato Abodi – ma un passaggio naturale. Bisogna guardare all’Europeo con la stessa fiducia, intraprendenza e ambizione di prima. Responsabilità della Lega di serie A? Nessuna, al di là del fatto che i rapporti potevano essere migliori”.
“Noi non abbiamo dato una mano a Conte? È assolutamente falso e inappropriato – ha dichiarato Beretta facendo riferimento alla richiesta di stage e alla possibilità di anticipare la finale di Coppa Italia avanzate negli ultimi mesi da Conte ma declinate dalla Lega di serie A – Noi facciamo esattamente tutto quello che fanno le altre leghe nei confronti delle loro nazionali e in alcuni casi, come l’anno scorso, abbiamo anche aperto delle finestre supplementari. La finale di Coppa Italia è in programma il 21 maggio ed è oggettivamente difficile spostarla, anche perché non abbiamo la possibilità di complicare la parte finale del campionato che si preannuncia molto incerta”.
Non è responsabilità della federazione, dunque, perché a Conte mancava il lavoro quotidiano; e non è responsabilità della Lega di Serie A, che spesso non ha esaudito le richieste del ct. L’unica certezza è che l’Italia affronterà l’Europeo con un allenatore dimissionario e già da ora deve mettersi alla ricerca del nuovo tecnico. Tante le idee sul tavolo, dai possibili ritorni di Roberto Donadoni e Cesare Prandelli fino all’ipotesi Fabio Capello, complicata però dalle parole di Tavecchio.
“La scelta sarà seria e commisurata ai tempi che stanno cambiando e ai necessari risparmi – ha spiegato Tavecchio – Questo non per togliere prestigio alla nazionale, ma il nuovo tecnico costerà meno. Valuteremo chi si offrirà e darà la disponibilità. Non importa se oggi è ancora sotto contratto. Le nostre possibilità economiche saranno comunque discrete, non stiamo parlando di pizza e fichi. Certo dovremmo impostare un altro tipo di ragionamento anche dal punto di vista della prestazione del ct: in futuro i tecnici che si occuperanno della nazionale dovranno lasciare delle tracce di quello che hanno fatto, un patrimonio federale, per imparare e crescere”. Conte, forse, non l’ha fatto?