E’ notte fonda in Norvegia. E non per il sole di mezzanotte, ma perché la Roma crolla ancora una volta in casa del Bodo/Glimt. Dopo il clamoroso 6-1 di ottobre con tante attenuanti tra cui il freddo, l’effetto sorpresa, le riserve schierate e una probabile sottovalutazione dell’avversaria e dell’impegno che valeva soltanto i gironi, stavolta non ci sono alibi per spiegare il 2-1 rimediato nella seconda trasferta stagionale sul sintetico dei norvegesi. Il destino (le urne di Nyon) avevano consentito ai ragazzi di Mourinho la grande chance di vendicare l’umiliazione subita alcuni mesi fa su questo campo, stavolta con la possibilità di guadagnarsi il pass per le semifinali.
C’era tanto in palio e la partita era pure iniziata bene, cinque mesi e mezzo dopo si poteva servire freddissima la rivincita poco sopra il circolo polare artico e nel primo tempo l’approccio è senz’altro positivo, con tanto di gol che arriva poco prima dell’intervallo grazie al totem giallorosso, capitan Pellegrini, che segna un gran gol per coordinazione e tecnica. Nella ripresa, però, blackout della Roma che smette di giocare e pensa a gestire. Ma già al 55′ è 1-1: un tiro di Wembangomo, lasciato colpevolmente libero di mirare e calciare dal limite, viene deviato impercettibilmente da Saltnes, tanto basta però per mandare nel pallone Rui Patricio che combina un disastro. La partita scende poi di tono, il pareggio sembra quasi quasi poter andar bene alla Roma conscia di giocare poi in casa al ritorno, ma all’Olimpico si passa dal poter vincere per 1-0 o comunque andare ai supplementari o ai rigori con un pari, a dover rincorrere. Già, perché a un minuto dal 90′ Vetlesen perfora la difesa giallorossa su un calcio di punizione evitabilissimo, colpendo di testa e trovando la deviazione di Vina che aveva già sbagliato concedendo il piazzato in modo ingenuo. La Roma non brilla, ma a differenza delle altre volte anziché vincere perde. E al ritorno servirà ben altro.