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Lazio, che delusione. L’unica italiana a non vincere all’andata è anche l’unica a non farlo al ritorno, e gli ottavi di Conference League sono il limite invalicabile di questa campagna europea che già a novembre aveva fatto registrare la retrocessione dall’Europa League, anche quella una delusione alla quale però i biancocelesti, tra alti e bassi, avevano reagito in questi primi due mesi e mezzo del nuovo anno. Ora, un’eliminazione davvero deludente, frutto di due partite giocate senza mordente, anche con qualche assenza, ma non con la qualità che ci si aspetta da questa squadra, che aspira a fare del bel gioco il tratto distintivo, della tenuta difensiva il fiore all’occhiello, dei risultati uniti allo spettacolo la missione. Di questo, contro l’Az Alkmaar, di certo pericoloso ma non all’altezza della terza in classifica della Serie A, si è visto ben poco.
Dopo la sconfitta all’andata in casa, che già aveva complicato maledettamente le cose, ci si aspettava una prova arrembante dei biancocelesti, e infatti così è, ma solo per una porzione del match. Poi, vengono fuori i limiti di una squadra alla quale manca la continuità, la capacità di fare trentuno dopo aver fatto trenta. E forse, anche un po’ di personalità, quella che serve per viaggiare in Olanda di giovedì sera e imporsi.
Due sconfitte pesanti in una settimana, nel mezzo peraltro lo 0-0 con il Bologna, il tutto dopo la vittoria col Napoli delle meraviglie. Qual è la vera Lazio? Non è dato sapersi. Il problema per Sarri è che ora arriva il derby e il morale, a meno che non torni il solito leit motiv della “coppetta” inutile vista come perdita di tempo nell’ottica del campionato, è sotto i tacchi, proprio a tre giorni dal derby con la Roma, che ha superato il turno in Europa League, dalla quale non si è fatta sbattere fuori, e che soprattutto lo scorso anno alzò al cielo proprio la Conference, nella quale la Lazio si ferma oggi agli ottavi. Insomma, la Lazio si gioca tutto nel derby: vincerlo per mettere un po’ più al sicuro il piazzamento Champions, l’unico vero obiettivo di una stagione che rischia di complicarsi maledettamente. E che ora consentirà a Sarri di giocare ogni sette giorni: non ci sono più coppe, né scuse.
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