Può una sconfitta avere gli stessi effetti benefici di una vittoria? Se lo chiede tutta Firenze, ancora scossa e furibonda per il ko della Fiorentina con l’Inter tra veleni e proteste finite anche fuori dal campo. Un 3-4 beffardo perché arrivato in pieno recupero, dopo una rimonta eccezionale e duplice dei toscani che hanno ritrovato lo spirito dell’anno scorso. Sembrava la vecchia viola di Italiano, non quella intristita e sconclusionata di quest’anno, poi si è consumato il nuovo psicodramma. Che, però, per l’ambiente gigliato va attribuito all’arbitro, non di certo ad allenatore e giocatori che hanno ritrovato la giusta via ormai smarrita.
Serve la prova del nove, in una partita assolutamente decisiva per le sorti del girone di Conference League, nel quale al momento la Fiorentina è seconda (spareggio con le terze di Europa League) ma aspira a un primo posto il cui raggiungimento è attualmente nelle mani dei toscani, visto che con due vittorie, ma con alcune dinamiche chiare, possono qualificarsi come primi. Servirà, però, far un sol boccone dell’Istanbul Basaksehir, che ha dominato fin qui questo gruppo A della terza coppa per importanza dell’Uefa e che all’andata, nel periodo forse più oscuro dei viola, passò per 3-0. Un punteggio netto, forse troppo per quanto visto in quel match, ma che ora pesa come un macigno: bisognerebbe vincere, ma non solo, anche farlo con tre-quattro gol di scarto. Solo in quel caso poi la Fiorentina potrebbe arrivare prima vincendo anche contro il Riga, senza dover sperare nella divina provvidenza. In ogni caso, con una vittoria (qualunque punteggio) arriverebbe quantomeno la qualificazione matematica tra le prime due, e dunque la certezza di giocare in Europa anche a febbraio. E per una squadra ferita, avvilita, smarrita come quella viola, non è assolutamente poco.