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E’ una Fiorentina spenta, distante anni luce da quella che ha ben impressionato lo scorso anno. Del resto, nove punti in otto partite sono un magrissimo bottino e sono arrivati contro Cremonese e Verona, letteralmente le ultime della classe se non si conta la Sampdoria. E in Europa la squadra di Italiano non se la passa meglio, con il pari striminzito col Riga unico punto nel girone in cui è arrivata la debacle di Istanbul prima della sosta. Adesso si torna a respirare l’aria della Conference League, e per forza di cose se non le prestazioni scoppiettanti della scorsa stagione, devono arrivare almeno i tre punti tutti insieme, o provare a superare il girone diventerà utopistico.
La rivale è una squadra modesta, gli Hearts, ma che davanti all’appassionatissimo pubblico scozzese possono mettere in difficoltà i viola. E allora, diventa più che mai necessario approcciare nel migliore dei modi, non farsi schiacciare, imporre il gioco e reggere a livello psicologico eventuali scossoni negativi. E’ l’atteggiamento che spesso non è andato bene, la sensazione di appagamento, di aver già fatto tutto lo scorso anno. Una squadra appannata quella di Italiano, che a questo punto è al bivio: ritrovare quello che si è perso dell’anno scorso, o cambiare tutto per fare qualcosa di diverso. Per ora, però, niente doppia punta davanti ma ancora il 4-3-3, perché cambiare è bello, ma non sconfessarsi ancor di più. I toscani, spinti anche dalla passione del presidente Commisso, vogliono svoltare in una stagione poco confortante fin qui: e la visita in terra scozzese non solo è il miglior modo, ma anche l’unico, per invertire la rotta.
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