Sette vittorie di fila in campionato e il secondo posto a -1 dalla vetta, tanti gol segnati e una macchina che sembra quasi perfetta: il quasi è dato dal fatto che per imparare a volare bisogna ogni tanto fare i conti con delle cadute, e Raffaele Palladino spera che quella rimediata dalla sua Fiorentina nell’ultimo turno della Conference League contro i ciprioti dell’APOEL sia formativa. Anche perché, c’è subito un pronto riscatto, caso vuole sempre contro una squadra cipriota, in questo caso il Pafos: si torna al Franchi e c’è fame di calcio e punti, per mettere in chiaro anche in Europa quale sia l’obiettivo dei toscani, stare nelle zone altissime della classifica e qualificarsi direttamente per gli ottavi. Lo scivolone di Nicosia va messo alle spalle e una vittoria, sarebbe la decima nelle ultime undici partite, è il toccasana giusto per acquisire ulteriore consapevolezza. Non si può prescindere da un po’ di turnover, anche perché domenica c’è poi – sempre in casa – lo scontro diretto con l’Inter, al quale si arriva con gli stessi punti in classifica dopo tredici giornate, qualcosa di impensabile a settembre, quando la pareggite acuta stava fermando questa squadra che pare invece destinata a fare molta strada.
Adesso invece c’è la quadratura del cerchio e il tutto con un Gudmundsson a mezzo servizio: in coppa deve riposare Kean, sia per il livello dell’avversaria che per evitare infortuni in un momento per lui così devastante. Davanti c’è spazio allora per Sottil, Kouamé, Ikone, non chiamateli seconde linee ma co-titolari, perché in questa Fiorentina giocano un po’ tutti e tutti stanno dando un contributo importante. Dietro, nuova chance per Terracciano, che ha perso il posto da titolare, sì, ma per un fenomeno come De Gea, il quale anche a Como ha voluto ribadire di esserlo. E così, senza stravolgimenti e con delle idee di gioco che non mutano, i viola vanno a caccia di tre punti non scontati ma necessari per tornare ai piani altissimi della Conference e avvicinarsi al primo obiettivo stagionale.