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“La parola giusta è amore. Ho cominciato ad amare Maradona quando avevo diciassette anni, giocavo nel Napoli e gli davo del lei. E ho continuato per trent’anni. Bellissimi. Perché non c’erano distanze, non c’erano oceani tra noi. L’ho stimato, l’ho conosciuto credo come pochi ma amato come tantissimi: era impossibile non farlo”. Ciro Ferrara, intervistato da Repubblica, ha spiegato bene cosa significa, per tutti gli appassionati di calcio e per chi l’ha conosciuto, la scomparsa di Diego Armando Maradona, morto ieri all’età di 60 anni. “Era impossibile non amarlo per la sua profonda, straripante umanità – aggiunge Ferrara -. Per la vicinanza con tutti. Era un dio, ma nessuno è stato più umano di lui. Mai una volta l’ho visto salire sul piedistallo, essere superbo. Quando doveva dirti che avevi sbagliato un pallone, un passaggio, una giocata, aspettava che lo spogliatoio si svuotasse, ti prendeva da parte e ti spiegava. Nella mia vita, Diego è stato una presenza immensa”.
“Chi era Diego? Un generoso nato. Una persona che si dava senza risparmio, ogni giorno e a tutti – ha concluso Ferrara -. Se lo avessero circondato in duecento, e se avesse sentito in quel trambusto la mia voce, lui si sarebbe fatto largo per venirmi ad abbracciare. Ecco chi era. Tutta vita, e basta”.
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