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Tra gli applausi, a testa alta e avendo mostrato coraggio e voglia di giocarsela a viso aperto. Alla fine, però, il Napoli deve arrendersi allo strapotere del Real Madrid, uno strapotere che non si è visto ed è proprio questo a fare la differenza, la capacità di tenere botta e di colpire in modo cinico e mirato dei fenomeni blancos di Carletto Ancelotti. Il grande ex, mandato via dopo mezza stagione per nulla positiva che aveva fatto seguito a un anno invece di buon livello, si prende una personale rivincita e vola a punteggio pieno nel girone C di Champions League, che con la vittoria del Braga di oggi sull’Union Berlino ha visto rimescolare le carte. Alla fine, al Maradona, vince soprattutto lo spettacolo: 2-3, tanti ribaltoni, qualche episodio a deciderla, perché in fin dei conti la Champions è proprio questo. Ostigard che la sblocca dopo un bell’avvio degli azzurri, poi un blackout testimoniato dal clamoroso e rarissimo svarione di capitan Di Lorenzo che manda in porta Vinicius, quindi il gol da fenomeno di Bellingham che fa calare il sipario sul primo tempo.
Nel secondo tempo è match alla pari: il Napoli tiene campo e palla, prova coi cross, innesca ma non troppo Osimhen e fa i conti con un Kvaratskhelia un po’ abulico, ma in fin dei conti sulla trequarti banchetta abbastanza bene, complice la difesa rimaneggiata dei blancos. Poi, il rigore decisamente generoso concesso da Turpin per il tocco di Nacho sistema le cose: Zielinski dal dischetto non sbaglia, il Napoli che sembrava non avere troppe chance di pareggiarla prende ulteriore coraggio e vuol vincerla, lo dimostra anche Garcia che manda in campo Raspadori per lo stesso polacco. Come detto, in Champions sono gli episodi a deciderla, specie i big match, e questo puntualmente accade con il 2-3 che vale la vittoria delle merengues: Valverde calcia a una violenza inaudita, traversa e schiena di Meret che se la butta dentro. Maradona ammutolito, ma fiero per la reazione nel finale, con gli azzurri che si gettano in avanti senza timori reverenziali, alla fine però si resta con un pugno di mosche in mano. A volte, la prestazione, gratifica ma non basta quanto le ambizioni sono altissime.
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