Stagione 2012/13: il Palermo di Gasperini e Ilicic retrocede in Serie B. Sette anni dopo l’Atalanta del tecnico di Grugliasco si qualifica ai quarti di finale di Champions League all’esordio nella massima competizione continentale e lo fa grazie al poker siglato dallo sloveno, secondo calciatore di una squadra italiana a segnare quattro reti nella fase finale di Champions dopo Shevchenko con la maglia del Milan contro il Fenerbahce nel 2005/06. Merito della magia di uno sport che non può essere condizionato dall’eredità storica di un club. Lasciateci il diritto di sognare le favole nel calcio e lasciate alle favole il potere di diventare piacevole abitudine nei piani alti. La risposta migliore alle polemiche scaturite dalle dichiarazioni di Andrea Agnelli (“Giusto che l’Atalanta sia in Champions League senza avere una storia internazionale?”) l’Atalanta la serve sul terreno di gioco, sul campo. E che campo. Il Mestalla conquistato sotto i colpi di un Josip Ilicic (quindici gol in campionato, cinque in Champions League) che ora può sognare legittimamente anche un posto nella classifica del Pallone d’Oro.
L’Atalanta è tra le prime otto d’Europa. E sì, la Dea eccome se merita di giocare la Champions League. A scanso di equivoci, il ragionamento di Andrea Agnelli era ben più ampio rispetto a quello emerso in una polemica archiviata definitivamente oggi. E’ giusto che l’Atalanta sia entrata direttamente in Champions League a differenza di una squadra come l’Ajax, semifinalista l’anno prima, e costretta a scendere in campo per due turni preliminari? Il dibattito c’è. Ma due cose sono sicure: l’Atalanta merita la Champions League. E due turni preliminari per questa Atalanta sarebbero stati poco più di una passeggiata. Proprio come una passeggiata è stato il Mestalla per Josip Ilicic. Bergamo sogna, per festeggiare (complice coronavirus) ci sarà tempo. Ma questa notte è già scritta nella storia.