Il calcio, a volte, non ha senso. Ma soprattutto, si intreccia prepotentemente con le nostre vite. Tutti gli appassionati che hanno visto lo spettacolo del Bernabeu si ricorderanno, anche fra anni, dove si trovavano tra le 22.47 e le 22.50. Quando una semifinale che era prossima a terminare in un modo, anche giusto per quanto visto tra andata e ritorno, cambia completamente padrone e lo fa davvero senza una logica. Il Manchester City in tre minuti passa dalla finale di Champions League all’eliminazione più atroce, il Real Madrid si regala una nuova serata leggendaria e giocherà per la diciassettesima volta nell’atto conclusivo (13 vittorie), ancora contro il Liverpool come nel 2018 e nel 1981 (anche qui si giocò a Parigi). E sono cinque per Ancelotti, record di sempre.
Una partita che è già leggenda e che entra di diritto tra le sfide più folli della competizione. Scalzando, peraltro, proprio la partita dell’andata. Se Manchester City e Real Madrid sembravano averci dato tutto, siamo stati paurosamente smentiti. E dire che per settanta minuti nessun gol e poche occasioni, e poi col gol di Mahrez sembrava tutto apparecchiato per la seconda finale di fila di un City di Guardiola che nelle ultime due stagioni è diventata una squadra più quadrata e forse meno spettacolare, ma di certo più matura. Ma i vecchi difetti tornano a galla al cospetto della regina di questa competizione. A un passo dal traguardo, decide di salire in cattedra Rodrygo, che ne segna due nel recupero e rischia di far crollare il Barnebeu che è un cantiere aperto. Un epilogo incredibile, forse il più bello per i neutrali: si va ai supplementari. E qui l’episodio arriva puntuale, anche perché se c’era una certezza è che Benzema non può non segnare in questa partita. Fa di più: si procura il rigore (concesso da un buon Orsato) e lo segna con precisione e autorevolezza. Il Pallone d’Oro è suo, così come la finale per il Real che soffre ben poco e soltanto una volta con Fernandinho rischia di andare ai rigori. I milioni non comprano la storia: al City manca ancora qualcosa, Guardiola non vince la Champions da undici anni e non lo farà nemmeno quest’anno. Nel frattempo il suo rivale Klopp gioca la quarta finale in questo stesso lasso di tempo. L’eliminazione potrà servire al catalano per concentrarsi almeno sulla Premier, ma la batosta è pesante e per Pep si può parlare di un nuovo fallimento. Non conosce questa parola Re Carlo Ancelotti, che ora vuole riscrivere la storia della Casablanca. Appuntamento al 28 maggio.