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Alla fine arriva Karim Benzema. C’è sempre spazio per il suo momento, anche quando la partita stava per diventare un incubo davvero inaspettato per il Real Madrid. Ed è con un suo gol nei supplementari che le merengues apprezzano il valore e il sapore di una sconfitta, mai così dolce per come si stava mettendo. E’ 2-3 al Bernabeu, il Chelsea sfiora la clamorosa rimonta e per alcuni minuti è virtualmente in semifinale. Ma, come detto, poi arriva Karim The Dream, e non ce n’è più per nessuno. Ma prima, c’è anche la capacità di Carlo Ancelotti di rimediare a una prestazione sconcertante dei suoi utilizzando le sostituzioni di cui è maestro: dentro il dinamismo di Camavinga, dentro Rodrygo che su un assist da fantascienza di Modric trascina la partita ai supplementari riprendendo per i capelli un risultato da incubo, dentro anche Marcelo che stabilizza la corsia mancina, con Carvajal spostato al centro altra grande intuizione del tecnico italiano. I blues se la sono giocata alla grande, provando a rimontare l’1-3 dell’andata con le armi a propria disposizione: la brillantezza, il gioco, le folate offensive. E devono anche fare i conti con la sfortuna per il gol annullato dal Var che ha ritardato di alcuni minuti il tris. Ma Tuchel, campione in carica, viene sbattuto fuori ai quarti e forse non meritandolo per quello che si è visto stasera. Ma quando c’è uno stadio del genere, con dei campioni del genere che superano le difficoltà e superano se stessi, c’è poco da fare.
Leggermente meno sotto la luce dei riflettori, a Monaco di Baviera nel frattempo si è scritta una nuova pagina di storia. Emery è ormai l’uomo delle coppe e con quanto fatto col Villarreal ha pienamente cancellato l’onta di quel 6-1 subito dal Barcellona quando guidava il Psg. L’1-1 con cui la piccola cittadina di 50.000 abitanti, meno di Bagheria o Vigevano, approda in semifinale di Champions eliminando il Bayern Monaco è da manuale del calcio: dopo l’1-0 dell’andata ottenuto con grande spavalderia e forse stretto per le occasioni fallite, al ritorno il sottomarino giallo si ancora alla propria trequarti difensiva e schiera il pullman. Senza però che questo debba essere per forza un aspetto negativo, visto che a calcio si può giocare pure così. Imbarca acqua soltanto quando Lewandowski si accende e fa la cosa che gli riesce meglio, segnare, ricordandosi come si fa dopo un periodo non troppo esaltante, poi si torna ad assistere al solito copione: attacchi di una sterilità incredibile da parte dei ragazzi dell’ancora immaturo Nagelsmann, unica occasione vera quella di Muller che di testa tutto solo da un metro riesce a spedire fuori. A quel punto, tutti si aspettano i supplementari, che già sarebbero stati accolti negativamente dai tedeschi, ma succede l’incredibile. E’ l’88’ e il Villarreal decide di regalare un sogno al suo popolo. Un contropiede magistrale, la palla condotta rapidamente da una parte all’altra del campo, quindi il pallone in mezzo per Chukwueze. Che segna e gela l’Allianz Arena. Proprio come contro la Juventus, il Villarreal in trasferta sa sa soffrire e colpire nel finale, ammazzando sportivamente e psicologicamente la sua rivale. In semifinale Liverpool o meno probabilmente Benfica. In uno o nell’altro caso, Emery è pronto a imporre la sua legge: il compromesso per vincere quando hai meno qualità è solo uno, soffrire.
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