Champions League

Peter Bosz sfida il passato: zero vittorie col Borussia in Champions, ora sogna i quarti col Psv

Peter Bosz
Peter Bosz, Psv - Foto LiveMedia/Rene Nijhuis/DPPI

Una sfida al passato, una rivincita da prendersi e un sogno da inseguire. Peter Bosz è pronto a guidare il suo Psv contro il Borussia Dortmund nella gara di andata in Olanda dell’ottavo di finale di Champions League. Un confronto da ex per il tecnico olandese, che nel 2017 fu protagonista di una delle avventure più rocambolesche alla guida di un club tedesco. L’attuale allenatore del PSV lasciò l’Ajax nel 2017 per il BVB, ma la sua esperienza durò solo sei mesi. L’approccio fu importante con 19 punti conquistati su ventuno e cinque punti di vantaggio in Bundesliga sul Bayern. Nelle successive nove partite però il Borussia non riuscì più a vincere e a pesare fu anche il brutto cammino in Champions League con appena due pareggi nella fase a gironi contro l’APOEL. Troppo poco per salvare la panchina e per evitare i rimpianti di un’occasione persa. Bosz oggi è tornato in Olanda e il suo Psv non sembra avere rivali. Sessantadue i punti in Eredivisie, dieci in più del Feyenoord secondo, con 70 gol fatti e 10 subiti. A febbraio c’è ancora lo ‘zero’ alla voce sconfitte e i pareggi sono appena due contro Ajax e Utrecht. Pochi dubbi di formazione. Spazio a Benítez tra i pali, con Teze, Ramalho, Boscagli, Dest in difesa. Poi Veerman, Schouten, Saibari a supporto del rientrante Bakayoko con De Jong e Lozano. Il Borussia Dortmund risponde con Ryerson, Hummels, Schlotterbeck, Maatsen a protezione di Kobel. Poi Sabitzer, Salih Özcan. In attacco tocca all’ex di turno Malen, con Sancho, Bynoe-Gittens e Füllkrug a completare il reparto offensivo. Solo Marco Reus è il superstite della rosa allenata da Bosz nel 2017, mentre Julian Brandt conobbe il tecnico olandese a Leverkusen. Un solo precedente in Champions tra le due squadre. Il Borussia vinse 3-1 ad Eindhoven e pareggiò 1-1 in Germania nell’edizione 2002/2003. Per Peter Bosz, mai andato oltre la fase a gironi di Champions League in carriera, è l’occasione di una vita, forse più grande di quella del 2017.

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