“Uno di questi episodi, tra i più eclatanti, potrebbe essere stato proprio la partita tra Atalanta e Valencia. L’apice in termini di euforia collettiva di una stagione calcistica unica nella storia del club. È passato un mese da quella partita. I tempi sono pertinenti. L’aggregazione di migliaia di persone, due centimetri l’una dall’altra, ancor più associate nelle comprensibili manifestazioni di euforia, urla, abbracci, possono aver favorito la replicazione virale”. Francesco Le Foche, immunologo responsabile del day hospital di immuno-infettivologia del policlinico Umberto I di Roma, ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport ipotizzando alcuni dei motivi dell’esplosione dei contagi nella zona di Bergamo, quella maggiormente colpita dal coronavirus.
“Quella bergamasca è un’area molto attiva nel mondo degli scambi economici e sociali – ha affermato Le Foche. Un terreno ideale per il virus. Secondo fattore, parliamo antropologicamente di gente da sempre molto operosa, spartana, con una grande cultura del lavoro e una tendenza a sottovalutare e dunque trascurare malesseri che sembrano di stagione.L’albero degli zoccoli di Olmi è la rappresentazione perfetta di questa gente. Aggiungiamo i comportamenti che, specie nei primi giorni, non hanno certo aiutato lo stop del virus“.