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Niente Final Eight di Champions League per la Juventus, eliminata dopo il 2-1 contro il Lione di Rudi Garcia (vittoriosi 1-0 in casa) nel ritorno degli ottavi di finale. Allo Stadium apre il rigore di Depay (fallo di Bernardeschi su Aouar), rimedia Cristiano Ronaldo sempre dal dischetto prima dell’intervallo. Lo stesso CR7 si ripete nella ripresa con un gran sinistro. Dentro anche Dybala (ricaduta dall’infortunio per lui) per l’assalto finale, ma non basta: addio Lisbona per Sarri, finisce qui la stagione della Juventus
Pochi alibi per la Vecchia Signora che paga soprattutto la partita persa all’andata e stasera, anche con tutte le attenuanti del caso, non è riuscita a ribaltarla. A Parte Ronaldo non c’è stato nessuno che si sia preso una singola responsabilità, fatta eccezione per Bernardeschi con un numero da circo sulla linea di fondo, puntualmente gettato alle ortiche al momento più opportuno per colpire. Non appena è mancato Dybala, sono usciti i limiti di una rosa meno forte mentalmente del passato. La sensazione è che non si possa giocare un ottavo con l’asse Alex Sandro-Cristiano Ronaldo come unico schema offensivo.
Bisogna ammettere come i bianconeri siano stati decisamente svantaggiati dagli episodi: entrambi i rigori concessi sono inesistenti, ma hanno tuttavia un peso diverso all’interno della trama della partita, che sarebbe dovuta entrare nel secondo tempo sul punteggio di 0-0. Ciò non toglie un’oncia ai demeriti della Juventus che, sebbene abbia dato il massimo a detta di Bonucci nel postpartita, poteva e doveva passare il turno contro una squadra ferma da 5 mesi e che si è limitata a non prenderle. Una Juventus che palla a terra non riesce ad essere pericolosa come il suo mister vorrebbe e che per l’ennesima volta, proprio insieme all’ex Napoli, vede sul banco degli imputati i centrocampisti.
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Bentancur usa la solita spada, ma anche il solito fioretto, senza mai piazzare la stoccata vincente: alla Juventus mancano i gol dei centrocampisti, dovrebbe imparare a farsi sentire in area avversaria. Per Pjanic è stata l’ultima allo Stadium con la maglia della Juventus, ma le sue regie non sono quelle che Sarri avrebbe immaginato all’inizio. A sostituire il bosniaco ci ha pensato Ramsey, senza lasciar orme del suo passaggio: come fatto d’altra parte nel lungo percorso di questa stagione infortunata e poco incisiva. Infine Rabiot è probabilmente l’assenza più sorprendente, da parte di colui che aveva finito in crescendo la stagione: prova qualche inserimento, diversi cross, ma non incide mai in una partita dove serviva un colpo di genio e un tocco in più. Niente da fare, nella sera in cui sarebbe servito.
Infine coloro che hanno maggiormente deluso, sempre in coppia, per ironia della sorte: Gonzalo Higuain e Maurizio Sarri. Per il Pipita è stata probabilmente l’ultima danza con la Juventus all’interno di un’annata in calando, per il Pipita. Lasciarsi un anno fa, sarebbe stata la cosa migliore: adesso la Juve ha bisogno di un altro 9. Infine l’uomo in panchina: se il futuro doveva essere legato alla stagione, e non a questa partita, allora l’annata è culminata con un’eliminazione contro una buona squadra ma certamente inferiore alla Juventus. E ancora una volta la Juventus non è stata squadra, ma aggrappata solo alle giocate di Ronaldo. Un allenatore come Sarri non può permettersi di giocare in questo modo e, sebbene non abbia avuto il materiale perfetto a disposizione, le sue responsabilità sono innegabili.
Tra lui e la tifoseria non è mai scattata la scintilla e lui, tranne in un paio di occasioni, non è riuscito a donare un’anima alla squadra. Sublimazione del tutto è l’atteggiamento proprio dei tifosi della squadra che ha come dogma “Vincere è l’unica cosa che conta”: è quasi pazzesco come la maggior parte dei tifosi fosse scettica del passaggio del turno già prima del fischio d’inizio dell’Allianz Stadium. Segno che l’ambiente ha già ampiamente perso la pazienza nei confronti di una Juventus che è la brutta copia di quella dell’anno scorso e, soprattutto, degli anni precedenti.
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