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Juventus, contro il Benfica è la serata degli obblighi. Il primo, dimenticare a tutti i costi quanto successo contro la Salernitana in campionato, dove la squadra bianconera ha subito il più grave torto arbitrale in epoca Var, perdendo due punti che possono pesare in chiave corsa scudetto. Il secondo, vincere allo Stadium con i lusitani dopo tre partite a secco di successi per la Vecchia Signora, perché il “bel ko” in casa del Psg costringe Allegri a trovare i tre punti in quello che sarà lo scontro diretto, presumibilmente, per il secondo posto nel girone. Impossibile immaginare di avere il destino nelle proprie mani se non si vince contro i portoghesi, che però non vanno assolutamente sottovalutati. E’ per questo che Di Maria va schierato dal 1′ nonostante i vari acciacchi, perché non si possono fare sconti in quella che è la serata più importante fin qui. Si costruisce un pezzo di stagione, visto che una cosa è giocare l’eliminazione diretta in Champions, un’altra non farlo.
E allora, senza alcun timore, serve ricostruire una mentalità vincente e dominatrice, che non passa necessariamente dal bel gioco, che con il tecnico livornese non si vedrà probabilmente mai, ma attraverso tante altre caratteristiche che nel quinquennio magico allegriano invidiavano tutti. Vlahovic deve ritrovare la vena realizzativa su azione, visto che ne ha segnato soltanto uno su quattro non da fermo, Kostic deve abbandonare un po’ di timidezza. E poi, Bremer e Bonucci trasformarsi in una coppia affiatata che non sbanda e non commette errori, con Paredes chiamato a essere quello visto con il Psg e non la scialba versione del campionato. Più semplicemente, trasformare la rabbia dei due punti scippati in Serie A in una vittoria-svolta in Champions: è un imperativo categorico, mai come questa volta.
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