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Altra eliminazione cocente per la Juventus agli ottavi di Champions League e stavolta brucia ancora di più. Lo scorso anno col Lione era arrivata in coda alla stagione, quando comunque lo scudetto al termine di una stagione altalenante era già in cassaforte. Questa volta la delusione è doppia, tripla, elevata all’ennesima potenza. In primis perché i bianconeri hanno buttato via un doppio confronto regalando due gol all’andata, autoinfliggendosi il rigore e prendendo un gol su punizione da oratorio. E se il feeling con questa coppa manca in maniera atavica, commettere questi errori diventa decisamente folle e non c’è giustificazione possibile. L’esperienza di Allegri, un patrimonio da conservare, è stata dispersa prima chiamando Sarri, poi portando Pirlo sulla panchina della Vecchia Signora. All’esordio da allenatore l’ex centrocampista non sta facendo male, ma è in serate come queste – o come contro l’Inter in campionato – che c’era il banco di prova. E non è stato superato. A questo punto la dirigenza dovrà pensare di cambiare un’altra volta. Allenatore, o meno, serve un ribaltone sotto diversi punti di vista.
Cosa resta adesso ai bianconeri? La sensazione che per salvare la stagione peggiore dall’anno di Delneri a oggi servirà una rimonta clamorosa in campionato. Questa squadra, in tutta onestà , sembra impossibile possa raggiungere un’Inter lanciata verso la vittoria del titolo e un Chiesa in forma smagliante non basta a compensare le mancanze degli altri giocatori, primo su tutti un Ronaldo irriconoscibile e stavolta naufragato insieme alla Juventus, a differenza di quanto successo nei precedenti due anni in Champions. Il Porto è tra le migliori otto d’Europa, la Juve no: e purtroppo con merito, anzi, demerito.
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