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Finisce 0-0, come l’anno scorso per due volte. E dunque sono tre risultati a occhiali di fila tra Inter e Shakhtar Donetsk. E come l’anno scorso è un pareggio amaro che stavolta si spera possa non influire sul passaggio del turno, come invece accadde un anno fa nell’irreale notte di San Siro. I nerazzurri costruiscono occasioni, alcune clamorose, ma si arrendono a un Pyatov che sembra ringiovanito di vent’anni per una notte e all’imprecisione di Dzeko, che si mangia un gol secondo solo a quello che sbagliò con la Roma contro il Palermo, oltre che alla sfortuna (leggere alla voce traversa di Barella).
Lo Shakhtar è cambiato molto con De Zerbi e adesso è più squadra e non rinuncia a costruire, l’Inter è rimasta sostanzialmente fedele a se stessa anche con il cambio di allenatore. Il punteggio, però, recita 0-0 e in verità per quanto visto ci può stare. Perché per un’Inter che ha sfiorato più volte il gol, con Dzeko che sbaglia in modo grossolano, con Barella che prende la traversa, con Correa che calcia a giro e trova un Pyatov miracoloso, e con De Vrij che di testa scalda ancora i guantoni del portiere, c’è da registrare uno Shakhtar che, soprattutto nel secondo tempo, spinge sull’acceleratore e riesce a chiudere la squadra di Inzaghi nella propria trequarti difensiva. Manca però la stoccata vincente, un problema che anche a Sassuolo De Zerbi non aveva risolto del tutto: le sue squadre creano tantissimo, hanno una manovra di una fluidità disarmante, prima degli ultimi venti metri in cui diventa tutto più difficile. La personalità degli ucraini, le occasioni dei nerazzurri che però non convincono appieno sul piano della gestione e della maturità . A ogni modo, il pari nel gelo di Kiev, a patto di vincere poi al ritorno e contro lo Sheriff casa e fuori, può essere un risultato positivo.
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