Inter cinica, Inter vincente, Inter già agli ottavi. E bruciando le tappe, in un crescendo rossiniano, perché così presto non si qualificava addirittura da diciannove anni, ben prima dell’epopea di Mourinho. Non si soffre più in Champions dopo gironi complicati o resi tali da una pazza Inter, che invece adesso è una big vera dell’Europa e come tale approccia a un girone nella quale non era testa di serie ma ha già conquistato il pass, va detto al pari della Real Sociedad con cui si giocherà il primo posto, già alla quarta giornata, dunque con due di anticipo.
Ha dovuto soffrire la squadra di Inzaghi, che fa tre su tre da quando siede su questa panchina (al primo anno stop agli ottavi col Liverpool, lo scorso anno la splendida cavalcata fino alla finale persa). Una conferma per l’allenatore piacentino, spesso snobbato per un calcio all’italiana che in verità si rivela più europeo che mai, visto che l’anno scorso è stato l’ultimo ad abbandonare la fase a eliminazione diretta, a Istanbul sul più bello, e che quest’anno è il primo a ritornarci, con tanto di pass anche per il Mondiale per Club nuovo di zecca del 2025.
Ed è stata indiscutibilmente una partita complicata come quella dell’andata, visto che il Salisburgo non ha grandi individualità e tecnica sopraffina, ma una capacità rara di saper stare in partita fino alla fine e di metterci fisico e intensità. Li mette pure la squadra nerazzurra, stasera in formazione rimaneggiata, e Sanchez, Frattesi e Carlos Augusto non giocano certo male, tutt’altro. Ma la scossa la danno Barella e Lautaro, che entrano nel finale: il centrocampista si procura il rigore (settimo stagionale, record europeo) con il mani netto sulla sua conclusione verso la porta, l’attaccante e trascinatore argentino lo trasforma e regala il pass ai suoi. Non si può fare a meno di loro, ma le rotazioni sono importanti ed è bene gestire le energie di tutti. Inzaghi sa come si fa.