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Pensi a Conte e dici scudetto. L’allenatore leccese è ormai da un decennio sinonimo di vittorie all’interno dei confini domestici e a testimoniarlo ci sono i tre titoli consecutivi con la Juventus e la vittoria col Chelsea nell’ormai lontano 2017. Nel mezzo, la buona avventura alla guida della Nazionale Italiana, ma a livello europeo con i club sono tanti i fallimenti per un tecnico che punta a essere il migliore della sua epoca.
LA STORIA SI RIPETE – L’ultimo è arrivato ancora una volta ai gironi, e in tal senso è la terza eliminazione per il salentino già ai gruppi e – soprattutto – con il destino nelle proprie mani. La prima volta nel 2013, quando nella neve di Istanbul salutò contro il Galatasaray contro il quale bastava il pareggio. L’anno scorso, alla guida dell’Inter, sconfitta in rimonta contro il Barcellona a San Siro, anche in questo caso sarebbe bastato un pareggio per arrivare agli ottavi. La discesa in Europa League, va detto, ha fruttato una finale, purtroppo per lui e per i nerazzurri persa contro il Siviglia, a oggi il miglio risultato di Conte in Europa (nel 2014 una semifinale con la Juventus, sempre in Europa League, con l’eliminazione bruciante col Benfica a un passo dalla finale che si sarebbe giocata proprio allo Stadium). E si arriva alla notte da horror del 9 dicembre 2020: all’Inter sarebbe bastata una vittoria contro lo Shakhtar Donetsk (battuto 5-0 pochi mesi fa) per arrivare finalmente agli ottavi, ma non si va oltre lo 0-0. Limiti mentali, psicologici probabilmente: la rabbia e la ferocia del Conte versione campionato che, come d’incanto, diventa frustrazione e pavidità in Champions. Per l’allenatore nerazzurro, ora, è arrivato il momento di dimostrare di valere anche in Europa: non potrà farlo quest’anno, visto che è fuori da tutto, ma ci si attende il pronto riscatto fra un anno.
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