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La prima volta non si scorda mai e il Manchester City finalmente festeggia dopo diverse fallimenti, ma se la ricorderanno i tifosi dell’Inter. Tra chi immaginava di dover assistere a una lezione di calcio degli avversari, chi pensava a 3-0, 4-0 o peggio, chi invece sognava di vincere come tredici anni fa a Madrid, chi pensava di giocarsela ma di soffrire, in pochi invece potevano pensare a un andamento del genere, a una partita che è stata clamorosamente equilibrata, contro ogni pronostico possibile, sia per meriti dei nerazzurri che per i demeriti di un City che tradisce la sua natura pur di arrivare finalmente al successo.
Tante occasioni per l’Inter, che dopo essere passata in svantaggio dopo un’azione rocambolesca tra errori e deviazioni, con il piazzato perfetto di Rodri, colpisce la traversa con Dimarco e sulla ribattuta ancora il 32 viene murato da Lukaku, che stavolta entra e tradisce (come del resto Haaland, disastroso dall’altra parte), visto che all’89’ da mezzo metro riesce a non segnare di testa. E prima ancora, sullo 0-0, clamoroso quanto fatto da Lautaro, che non serve i compagni meglio piazzati e pecca di egoismo. Guardiola gestisce, decide di vincerla all’italiana, lui che ha cambiato il modo di intendere il gioco del calcio, che anche quest’anno e negli ultimi mesi ha portato novità e ricerca, ma che stasera, a differenza di quando visto con il Real Madrid strapazzato a Etihad, trova enormi difficoltà e rischia di non vincere nemmeno questa.
Guardiola e il suo City la meritano per il percorso, l’Inter l’avrebbe meritata anche per quanto fatto vedere stasera a Istanbul. Non è bastato, ma c’è modo e modo di perdere. La squadra di Inzaghi lo fa nel modo migliore, a testa altissima, dimostrando che da qui si può ripartire per riprovarci nelle prossime stagioni. Come la Roma, come la Fiorentina, anche l’Inter perde non meritandolo e tiene alta la bandiera del calcio italiano che no, non è tornato vincente, ma almeno è tornato presente.
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